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Bocciata la delibera Amiu, gli effetti sul futuro di Doria (e sulla Tari)

Si fa sempre meno probabile l'ipotesi di una ricandidatura del sindaco alle imminenti Comunali. Riserbo su eventuali dimissioni, crescono i timori per l'aumento della tassa sui rifiuti

All’indomani dalla bocciatura della delibera sulla fusione tra Amiu e Iren, ancora nulla di ufficiale trapela da Palazzo Tursi sul futuro del sindaco Marco Doria, che intorno all’ora di pranzo si è riunito con l giunta per decidere il da farsi dopo il disastroso esito di una votazione in cui ha prevalso in modo schiacciante il "no".

Al momento il sindaco ha scelto di non commentare le voci sempre più pressanti su eventuali dimissioni, preferendo riunirsi con la maggioranza per capire il da farsi. Un'incertezza iniziata al termine di un consiglio Comunale all’insegna delle tensione in cui Doria ha più volte invocato un appoggio da parte dei consiglieri per ottenere i voti necessari a far passare una delibera che aveva definito “indispensabile” per salvare Amiu ed evitare l’aumento della Tari: «Genova ha bisogno d'impianti, ma se non passa la delibera a realizzarli sarà un soggetto privato, e non saranno impianti di Amiu, a meno che non si continui a portare i nostri rifiuti fuori regione - aveva spiegato il sindaco in Aula Rossa, davanti ai lavoratori dell’azienda che dalla mattina avevano protestato contro la fusione - La scelta era Amiu proprietaria d'impianti. Senza questa delibera, nel 2020 i servizi di raccolta, di spazzamento e di conferimento agli impianti vanno a gara».

VIDEO | Fusione Amiu-Iren, i lavoratori bloccano la Sopraelevata

Un appello che non è stato colto: contestato da parte della sua stessa maggioranza - 19 i voti contrari, 14 quelli a favore e 6 astenuti su 39 consiglieri presenti - Doria si è riunito in serata con la giunta, affidando poi a Facebook l’unico commento fatto sinora su quanto accaduto: «Il consiglio comunale ha bocciato una proposta seria dell'amministrazione su Amiu che, con la partecipazione di Iren, avrebbe permesso investimenti in impianti, una prospettiva di lavoro per l'azienda e quindi garanzie per i suoi dipendenti. Ricordo a tutti che Iren è una società italiana controllata da comuni italiani; è dunque una società pubblica. Sarebbe stato possibile con questa soluzione contenere i costi della tariffa a carico dei cittadini e dilazionare negli anni gli aumenti che sono necessari, e obbligatori per legge, per la messa in sicurezza della discarica di Scarpino». 

VIDEO | Lavoratori in corteo contro la fusione Amiu-Iren

Il sindaco ha definito «irresponsabile» il voto del centrodestra, del Movimento 5 Stelle e di altri consiglieri eletti nella maggioranza, affermando che «si apre una crisi seria. Per Amiu e i suoi lavoratori innanzitutto. L'azienda ha un contratto di servizio che scade nel 2020 e solo con un'aggregazione industriale come quella prevista sarebbe stato possibile prolungarlo dando maggiori garanzie ai suoi lavoratori. I cittadini genovesi dovranno sopportare nel 2017 un aumento della Tari che sarà molto pesante».

Ancora: «Chi ha votato contro la proposta non aveva e non ha uno straccio di indicazione praticabile su come affrontare una situazione aziendale compromessa per Amiu, che non ha impianti e che non ha denaro per realizzarli, che è ora solo un'azienda impegnata in un servizio di raccolta il cui contratto scade nel 2020. Più che mai a mio parere serve alla città una coalizione di persone responsabili - ha concluso Doria - Oggi non c'è stata».

E il di certo il voto del centrodestra ha avuto un peso notevole nella bocciatura, tirando in ballo anche il presidente della Regione, Giovanni Toti, che ieri, durante il consiglio Comunale, aveva espresso il suo "no" alla fusione ed era poi stato accusato di “sgambetto” da parte del Partito Democratico: «La maggioranza di Doria è come l’Armata Brancaleone, travolta da liti, personalismi e assenza di visione - ha fatto sapere Toti - Nessuno in Comune a Genova provi a scaricare la responsabilità di quanto accaduto sull’operazione Iren-Amiu sul centrodestra. Non vi è stato nessuno sgambetto né, come qualcuno vorrebbe far credere, una cinica speculazione politica. L’opposizione, nelle sue varie anime, ha votato contro un piano tardivo, confuso, non risolutivo dei giganteschi problemi della città e utile solo a creare ulteriore confusione del futuro. Prova ne sia il fatto che è stata la stessa maggioranza a rifiutare le soluzioni proposte dal sindaco».

Le prossime ore, dunque, restano quelle decisive per il futuro di Doria a Tursi. E dopo settimane di interrogativi e ipotesi in vista delle imminenti elezioni comunali, la domanda principale non sembra più essere se si ricandiderà, ma se riuscirà ad arrivarci mantenendo il suo posto.

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