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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca

Pestaggio di Scagni e apertura inchiesta. Uilpa: "Sicuri dell'operato degli agenti, ma il sistema è al collasso"

Il sindacato di polizia penitenziaria: "Abbiamo appreso dell'apertura del fascicolo ed evidenziamo che in quell’occasione solo grazie al coraggio e alla preparazione del poliziotto penitenziario in servizio è stata salvata la vita al detenuto"

La procura di Genova ha aperto un fascicolo d'inchiesta sul pestaggio di Alberto Scagni nel carcere di Marassi. I fatti risalgono al 14 ottobre dello scorso anno, pochi giorni dopo la sentenza con cui l'uomo è stato condannato a 24 anni e 6 mesi per aver ucciso la sorella Alice sotto casa di lei l'1 maggio 2022 nel levante genovese. Successivamente Scagni era stato trasferito nel carcere di Sanremo, dove era stato nuovamente picchiato in maniera brutale, finendo in coma.  L'ipotesi di reato è omissioni di atti d'ufficio e l'inchiesta al momento è a carico di ignoti. La procura punta a fare luce non solo sull'aggressione ma anche su eventuali omissioni da parte della polizia penitenziaria. Nei giorni precedenti, infatti, ci sarebbero state avvisaglie di tensioni con il compagno di cella, ma non ci furono provvedimenti.

Fabio Pagani, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, è intervenuto difendendo l'operato dei poliziotti: "Abbiamo appreso dell'apertura del fascicolo ed evidenziamo che in quell’occasione solo grazie al coraggio e alla preparazione del poliziotto penitenziario in servizio il detenuto italiano è stato sottratto dalla furia del detenuto rumeno e tirato fuori dalla cella, salvandogli così  la vita. Precisato questo, ribadiamo che riponiamo incondizionata fiducia nella magistratura, nella  procura e in tutti gli organi inquirenti, chiedendo che facciano al più presto piena luce sull’accaduto, nella speranza che si dimostri ancora una volta la correttezza dell’operato della Polizia penitenziaria".

"Tutto questo - prosegue Pagani -, a prescindere da quella che sarà la verità delle indagini, dimostra ancora una volta la totale disfunzionalità del sistema penitenziario e una persistente e strisciante emergenza mai affrontata compiutamente dalla politica. Anche per questo chiediamo al governo Meloni e al ministro Nordio riforme immediate e investimenti mirati.  Quotidianamente lavorano con straordinaria professionalità 36mila donne e uomini del Corpo di Polizia penitenziaria, in sotto organico di 18mila unità. Fanno del loro meglio per garantire la sicurezza nelle carceri del Paese e costituiscono al tempo stesso l’ultimo baluardo di umanità nelle frontiere penitenziarie, connotate ancora da suicidi (54 detenuti e un operatore si sono tolti la vita nel 2023), omicidi (due nel 2023), violenze fisiche e morali, sovraffollamento e sofferenze di ogni genere. Appare evidente che ci sia un problema di sistema". 

Il sindacato ha poi denunciato due recenti evasioni: "A Marassi si sono concretizzate due evasioni da semilibertà di due detenuti. Un tunisino del 1981 con fine pena a maggio 2024 per reati di lesioni, furto in abitazione e altro, e un detenuto del Marocco del 1985 con fine pena marzo 2024 per tentata rapina. L’organizzazione carceraria è pessima - sostiene ancora Pagani -  come peraltro dimostrano gli studi che lo stesso Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria conduce da tempo, senza venirne a capo, sulla revisione del modello custodiale e le continue aggressioni, oltre 120 al mese quelle gravi, perpetrate da detenuti in danno della Polizia penitenziaria. Allora, chiediamo nuovamente al Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, di aprire un tavolo di confronto permanente per discutere di riforme, modello custodiale, organici, equipaggiamenti, sovraffollamento detentivo e, non ultima, di dotazione di body-cam per riprendere le operazioni di servizio della Polizia penitenziaria, la quale in massima parte non ha nulla da nascondere, ma che continua a essere sovraesposta e vessata dall’inefficacia del sistema".

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