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Cronaca Piazzale Marassi�

Alberto Scagni aggredito dal suo compagno di cella

Stando a quanto ricostruito finora, il detenuto avrebbe trovato un ritaglio di giornale in cui si parlava del femminicidio compiuto dal 43enne ai danni della sorella e avrebbe deciso di dargli una lezione

Alberto Scagni, condannato di recente a 24 anni e mezzo di carcere per avere ucciso la sorella Alice, sotto casa di lei, l'1 maggio 2022, è stato aggredito con violenti pugni dal suo compagno di cella. Ora Alberto si trova in isolamento. L'aggressione è avvenuta sabato 14 ottobre 2023 nel carcere di Marassi a opera di un detenuto, di origine romena, proveniente da Aosta.

Quest'ultimo ha girato diversi istituti penitenziari tra cui Sanremo, Biella, Alessandria, Torino, condannato per i reati di furto, rapina, furto in abitazione, porto d'armi e lesioni. Scagni è stato colpito con estrema violenza con violenti pugni anche una volta a terra.

"La situazione si è risolta solo grazie al coraggio e alla preparazione del poliziotto penitenziario in servizio - spiega Fabio Pagani, segretario regionale Uil Pa -, che è riuscito a tirare fuori il detenuto dalla cella per tempo. Ancora un volta la sesta sezione, questa volta al quarto piano (detenuti protetti), ancora una volta abbinamenti pericolosi di detenuti".

"Non è passato tanto tempo dall'omicidio avvenuto in sesta al primo piano del 13 settembre scorso - prosegue Pagani -, ma stavolta il coraggio e l'immediato intervento del poliziotto ha impedito peggior sorte. Il detenuto aggredito ha riportato una prognosi di sette giorni ed è stato spostato in camera singola".

"Tutto ciò acclara la perdurante emergenza penitenziaria - continua Pagani -, sotto gli occhi di tutti tranne che del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e del Governo Meloni, fatta di sovraffollamento detentivo (Marassi conta 700 detenuti), insufficienza degli organici del personale, inadeguatezza di tecnologie ed equipaggiamenti e disorganizzazione imperante. Tutti elementi, questi, particolarmente evidenti a Marassi".

"Occorre fermare la carneficina e mettere in sicurezza le carceri mediante un decreto legge, che, con procedure d'urgenza e al di là delle fantasiose e difficilmente praticabili idee agostane del Guardasigilli, si occupi di deflazionare la densità detentiva, prevedere immediate assunzioni straordinarie nel corpo di polizia penitenziaria, mancante di 18mila unità, potenziare gli equipaggiamenti e le strumentazioni e di dare impulso a una riorganizzazione complessiva dell'intero apparato d'esecuzione penale, a cominciare da quello inframurario", conclude il sindacalista della Uil.

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