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Cronaca Cornigliano / Via della Superba

Ex Ilva, sciopero in tutti gli stabilimenti del gruppo

L'azienda non si è presentata all'incontro con il ministro Urso, decisione che ha suscitato la reazione dei sindacati, già mobilitati dopo l'annuncio da parte dei vertici di voler sospendere 145 aziende dell'indotto

Sciopero di quattro ore per tutti gli stabilimenti del gruppo Ex Ilva nella giornata di lunedì 21 novembre. La decisione è stata annunciata dai sindacati dei metalmeccanici Fim, Fiom e Uilm al termine dell'incontro al ministero delle Imprese e Made in Italy sul futuro di Acciaierie d'Italia. Un futuro a dir poco incerto, soprattutto dopo la scelta del gruppo di sospendere le attività in fabbrica di 145 aziende appaltatrici all'ex Ilva di Taranto. Uno stop fino al 16 gennaio del 2023 che dovrebbe riguardare duemila lavoratori. 

Urso: "Stop a 145 ditte una scelta improvvida e improvvisa"

Al termine dell'incontro, il ministro del Mimit Adolfo Urso ha definito la "mossa" di Acciaierie d’Italia una "decisione improvvisa e improvvida e non giustificata nei modi in cui è stata fatta. Nessuno - ha detto il ministro - mi aveva preannunciato la scelta nei confronti delle aziende dell'indotto. Sono soddisfatto del clima di consapevolezza: siamo tutti sulla stessa nave e remiamo nella stessa direzione. Salvare la siderurgia italiana fa bene al sistema Paese e anche all'Europa per fornire acciaio nel rispetto degli standard dell'ambiente e del lavoro. È ripreso un percorso confronto doveroso per il Paese e i cittadini di Taranto che da troppo tempo aspettano risposta. Ci aspettiamo che dall'incontro di oggi ci si metta sul giusto binario di confronto e che in questo ci sia anche piena collaborazione da parte dell'azienda".

Il gruppo non ha partecipato all'incontro e di conseguenza non si è espresso sulla questione, mentre Urso ha invitato i vertici a rispettare gli accordi presi in precedenza: "Innanzitutto vogliamo che l’azienda rispetti l’accordo e lo Stato utilizzerà le risorse già stanziate affinché ci sia questo rispetto da parte dell’azienda in maniera tale che ci sia una prospettiva per il futuro dell’acciaieria italiana. Inizia dunque un percorso, non si può decidere tutto in pochi giorni ma dobbiamo considerare tutti i fattori al termine del quale, con Palazzo Chigi, decideremo la strada da percorrere per giungere in porto salvando questo sito pubblico".

"L'obiettivo - ha concluso il ministro - è quello di riequilibrare una governance in modo che davvero ci sia una risposta rispetto agli impegni che la stessa azienda ha preso e secondo le scadenze date nei precedenti accordi. Su questo c'è il nostro impegno, la nostra volontà e credo che insieme ce la possiamo fare".

La reazione dei sindacati: "L'azienda non ha avuto il coraggio di presentarsi"

Furente la reazione dei sindacati, che dopo l'incontro con il ministro Urso hanno commentato la decisione dell'azienda di non presentarsi. "L'azienda oggi era assente non ha avuto neanche il coraggio di presentarsi al tavolo per confrontarsi e a negoziare con governo e sindacati - ha sottolineato il leader Fiom Michele De Palma -. Noi pensiamo che sia necessario scioperare per fermare l'eutanasia dell'ex Gruppo Ilva. È necessario che Acciaierie D'Italia torni nelle mani dello Stato e si torni a ricontrattare con i sindacati il rilancio del lavoro, la tutela dell'occupazione, la tutela e la sicurezza del lavoro e l'ambientalizzazione della produzione. È questa la prima condizione perché nel futuro la siderurgia sia il riferimento strategico dell'industria del Paese".

Presente anche la Regione

All'incontro con il ministro Urso hanno partecipato anche gli assessori regionali Benveduti e Sartori. "Finalmente sentiamo parlare di visione strategica industriale. Concordo - ha dichiarato Benveduti - su quanto detto dal ministro alle Imprese e al Made in Italy Adolfo Urso, dopo decenni di delocalizzazioni e svendite, l'Italia deve riappropriarsi di asset strategici per pianificare un serio sviluppo produttivo nel medio e lungo termine. In questo scenario, la filiera dell'acciaio va, non solo preservata, ma implementata, con l'utilizzo delle migliori tecnologie, sia per efficienza che attenzione ambientale senza però rendere irrealizzabile e insostenibile l'attività economica".

"I progetti - prosegue Benveduti - sono molto complessi da raggiungere, con innumerevoli varianti, molte delle quali indipendenti dalla possibilità di governo da parte delle istituzioni. Occorre perciò riflettere con serenità e pragmatismo, in particolare sulla realtà genovese, su come sostenere l'occupazione dell'esistente e svilupparne di aggiuntiva, magari utilizzando parte delle importantissime aree che ragionevolmente si potranno continuare a ritenere inutilizzate".

"Condividiamo al contempo le preoccupazioni sollevate dai sindacati circa le prospettive a breve e medio termine, alimentate anche dall'improvvida decisione di Acciaierie d'Italia di sospendere l'attività 145 aziende dell'indotto - aggiunge l'assessore -. Siamo tuttavia fiduciosi che il nuovo governo sappia cambiare rotta su questi temi, rispetto alle fallimentari scelte del passato, con una moderna definizione di priorità strategiche per aziende che devono seguire criteri, più che di pura finanza, di interesse nazionale".

"Siamo altresì fiduciosi che il nuovo Governo - ha aggiunto l'assessore regionale al Lavoro Augusto Sartori - adotterà tutte le misure possibili per salvaguardare i tanti lavoratori del sito di Genova di Acciaierie d'Italia e di tutto l'indotto. Le parole di oggi del ministro del Lavoro Marina Elvira Calderone vanno in questa direzione".

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