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Cronaca

Processo "Spese pazze", la Corte d'Appello ribalta la sentenza di condanna: tutti assolti i consiglieri

Nel giudizio di secondo grado assoluzione per i 19 imputati, tra cui spicca anche Edoardo Rixi, sottosegretario alle Infrastrutture ai tempi della condanna in primo grado

Sono stati tutti assolti in appello i consiglieri regionali imputati nel processo “Spese pazze” in Liguria. I giudici hanno ribaltato la sentenza di primo grado perché “il fatto non sussiste”.

L’accusa era di falso e peculato, e la condanna arrivata a maggio 2019 aveva costretto l’allora sottosegretario leghista alle Infrastrutture, Edoardo Rixi 3 anni e 5 mesi, tra le pene più alte), alle dimissioni insieme con altri sindaci e consiglieri: «Una assoluzione che conferma quanto sostengo dal primo giorno - è stato il commento di Rixi - il mio comportamento si è sempre distinto per lealtà e correttezza. Il mio obiettivo rimane quello di lavorare senza sosta al servizio della mia regione e del mio Paese».

Il giudizio in appello passa dunque un colpo di spugna quantomeno sulla prima condanna per Rixi e per gli altri 18 imputati: Michele Boffa, ex presidente del Consiglio regionale del Pd; Antonino Miceli, ex consigliere regionale Pd; Marco Melgrati (Fi), all'epoca  sindaco di Alassio; Luigi Morgillo, ex consigliere regionale Fi; Matteo Rosso, capogruppo di Fratelli d'Italia in Consiglio regionale; Gino Garibaldi (Fi) e Franco Rocca (Fi); Alessio Saso (Ncd); Francesco Bruzzone, senatore della Lega e già presidente del Consiglio regionale; Marco Limoncini (Udc); Armando Ezio Capurro (x Noi con Burlando passato a Direzione Italia); Aldo Siri (Lista Biasotti); gli ex Sel Matteo Rossi e Alessandro Benzi; l’ex Forza Italia Raffaella Della Bianca; Roberta Gasco (Pdl/Forza Italia); l’ex Idv Marilyn Fusco; e Giacomo Conti, Federazione della sinistra.

Il provvedimento ha fatto scattare la revoca delle confische. Secondo l’accusa, gli imputati avevano utilizzato soldi pubblici per acquisti personali che andavano dai viaggi alle cene, allo shopping. Impianto accusatorio smantellato dalla sentenza della Corte d’Appello, pronunciata nelle aule dei Magazzini del Cotone appositamente adibiti ai maxi processi in epoca di coronavirus.

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