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Cronaca

Processo Morandi, l'ex ministro Di Pietro: "Dissi che il ponte non era eterno"

L'ex magistrato in aula: "Nessuno mi parlò di un rischio crollo, la mia dichiarazione era una segnalazione di buon senso che purtroppo si rivelò veritiera"

"Del ponte Morandi ho iniziato a sentirne parlare all'inizio del 2008 dopo una serie di incontri con le varie autorità sul problema del traffico congestionato in Liguria. Tutto confluiva e andava a ingolfare quella zona e io dissi pubblicamente che quel ponte non era eterno, nessuno mi parlò di un rischio crollo, fu una segnalazione di buon senso: se c'è un ponte di 40 anni e ci si passa notte e giorno forse è il caso di intervenire". 

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Così Antonio Di Pietro, in aula questa mattina - lunedì 10 luglio - come testimone al processo sul crollo del ponte Morandi (14 agosto 2018, 43 vittime). L'ex magistrato è stato sentito in qualità di ex ministro alle infrastrutture, carica ricoperta durante il governo Prodi tra il 2006 e il 2008 e dei lavori pubblici nel 1996). Di Pietro ha ricostruito gli anni in cui era stato a capo del ministero e si occupò della concessione tra Anas e Autostrade per l'Italia e la fusione con Albertis, del sistema infrastrutturale di Genova, della Gronda e degli interventi per ridurre il traffico pesante sul Morandi e dei controlli pubblici alla concessionaria. Per risolvere le problematiche - ha risposto Di Pietro al pm Walter Cotugno - "pensammo a una convenzione unica per uniformare le concessioni che c'erano in quel momento, tutti con criteri diversi, e chiarire alcuni punti. A cominciare da una problematica, quella della vigilanza. All'epoca il concedente, Anas, doveva vigilare su quanto faceva il concessionario, Autostrade per l'Italia. Ma Anas in quel momento era diventata a sua volta concessionaria. Secondo me, ma credo che anche Aspi fosse d'accordo, serviva un controllo terzo. Del ministero. Ma un conto è dirlo, un altro avere i mezzi".

Nel 2006 l'approvazione del decreto legge sul con cui il Governo stabilì la convenzione unica con gli stessi parametri di riferimento: "Aspi man mano che è cresciuta, dopo aver acquisito la concessione è diventata un soggetto fondamentale per il Paese, in un'ottica di questo genere c'era la necessità di avere una convenzione unica che stabilisse determinati parametri. Per questo motivo dopo aver relazionato in parlamento e incontrato le parti, tra cui Anas e Aspi, il governo Prodi aveva stabilito che al primo adeguamento tariffario bisognava adottare la convenzione unica”.

Cruciale, poi, l'anomalia tra controllore e controllante. “Nella convenzione unica - ha continuato l'ex ministro - era previsto che Anas si sarebbe occupata della vigilanza in attesa dell'attivazione di un organismo all'interno di Anas con particolare indipendenza. Per me però tutto doveva passare dalla direzione generale del Ministero, come poi accaduto nel 2012, ma già previsto nel 2008. I dubbi erano che il controllo reale non potesse farlo il concessionario né il concedente, ma un organo esterno. Noi cercammo di realizzare la realtà direttamente all'interno del Ministero, che però venne fornito dei mezzi”.

Di Pietro ha infine risposto alle problematiche sul nodo viario di Genova, con riferimento alla Gronda: "Facemmo diverse riunioni, ricordo quelle del 5 febbraio 2007 e del 3 marzo 2008. Al termine di quest'ultima vennero firmati due protocolli di intesa tra ministero, Regione, Comune di Genova, Anas, Aspi e autorità portuale, per una nuova viabilità tra i caselli di Voltri, Chiavari e Lavagna. Il 18 marzo un altro accordo venne firmato da me, dal presidente di Anas, dal presidente della Regione e dai presidenti delle province di Genova, Savona, Imperia e Spezia per individuare gli investimenti più urgenti stanziando circa 940 milioni di euro. Io, quando mi resi conto che si stava perdendo tempo dissi espressamente in un'intervista che il ponte Morandi non era eterno per cui bisognava diversificare il traffico. Tutti, a cominciare dal presidente della Regione ponevano il problema sul fatto che il ponte fosse sovraccarico e che bisognasse realizzare lo smembramento della viabilità dividendo il flusso del traffico leggero da quello pesante”.

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