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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Delitto Scagni: sentite 10 persone, a breve primi indagati tra poliziotti e sanitari

La procura ha ascoltato alcuni poliziotti e il personale dell'Igiene mentale dopo il duro attacco della madre della vittima che subito dopo il femminicidio aveva raccontato che dal 22 aprile c'era stata una escalation di episodi preoccupanti da parte del figlio omicida

Sono stati ascoltati in procura i poliziotti e i sanitari dell'igiene mentale che non avrebbero accolto le richieste di aiuto della famiglia Scagni. 

L'inchiesta è stata aperta per omissione d'atti d'ufficio e omissione di denuncia dopo gli allarmi dei familiari di Alice Scagni, la donna di 34 anni uccisa sotto casa il primo maggio dal fratello Alberto.

A breve potrebbero essere iscritti nel registro degli indagati i primi nomi. Scagni aveva ucciso la sorella, madre di un bimbo di un anno e 4 mesi, perché voleva più soldi dalla famiglia. La mamma di Alice e Alberto, Antonella Zarri, subito dopo l'omicidio aveva puntato il dito contro le forze dell'ordine e i medici che non avevano ascoltato le sue richieste di aiuto.

Nei giorni scorsi ha lanciato un duro attacco alla procura. "Abbiamo cercato aiuto nelle istituzioni. Ci siamo imbattuti in una fredda e ignorante burocrazia. Indolente - ha scritto in una lettera - ma prepotente nel suo reiterato e pigro rifiuto di farsi carico del proprio ruolo di garanzia ed aiuto verso i cittadini in difficoltà".

Subito dopo l'omicidio la donna aveva raccontato che dal 22 aprile c'era stata una escalation di episodi preoccupanti. In particolare il 30 aprile era stata chiamata la polizia dopo che era stata incendiata la porta di casa della nonna dei giovani che abita nello stesso condominio del nipote.

Le forze dell'ordine erano state indirizzate verso Alberto. Il primo maggio, sette ore prima del delitto, i genitori avevano chiamato ancora il 112 dicendo che il figlio li aveva minacciati di sgozzarli ma erano stati invitati a fare denuncia il giorno dopo. Gli investigatori della mobile, coordinati dal procuratore Francesco Pinto e dall'aggiunto Vittorio Ranieri Miniati, avevano aperto il fascicolo per capire se vi fosse stata una mancata denuncia da parte della polizia e un ritardo nella presa in carico dell'uomo.

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