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Delitto delle freccia, l'omicida in aula: "Sono disperato". La figlia della vittima: "Non ho visto pentimento in lui"

L'arciere Evaristo Scalco ha risposto alle domande della procura e delle parti civili ripercorrendo quel quarto d'ora che ha cambiato per sempre le sorti di due famiglie. La vittima Javier Miranda Romero tornava dalla festa per la nascita del secondo figlio

Ha deciso di farsi interrogare in aula Evaristo Scalco, il maestro d'ascia di 63 anni che la notte tra il primo e il due novembre del 2022 ha ucciso con una freccia Alfredo Javier Romero Miranda, 41 anni, che stava passando in vico Mele dopo aver festeggiato con un amico nel centro storico la nascita del secondo figlio

"Non volevo colpire nessuno ma solo spaventare quei due uomini che mi avevano gettato in casa un petardo. Con quella freccia intendevo centrare il vaso di fiori di plastica che c'è nel cortile e invece ho fatto la più grossa stupidaggine della mia vita che mi  porterò addosso per tutta la vita". È la versione dell'artigiano esposta al presidente della Corte di Assise Massimo Cusatti, alla pm Arianna Ciavattini e alle parti civili: in aula la moglie della vittima, la sorella e la prima figlia, Alessia Marta Miranda Mendoza. “Un pentimento al cento per cento non l’ho visto - ha dichiarato ai cronisti la ragazza dopo l'udienza - Sembra che si sia dimenticato di me e che io esista. Avevo 18 anni all’epoca ed ero stata io a occuparmi di ciò che riguardava la situazione di mio papà, una cosa molto pesante. Non essere presa in considerazione fa male”.

Scalco incalzato dalle domande della pm ha ricostruito così la tragedia: "Era passata mezzanotte, ero appena rientrato da una cena con i colleghi con cui avevamo trasferito a Genova una barca a vela da Malta, mi trovato alla finestra di casa mia per fumarmi una sigaretta. Mi sono arrabbiato quando ho visto due uomini fare pipì contro la saracinesca di un negozio di una persona che conosco. Ero molto stanco e mi stavo preparando una tisana, gli ho gridato che quelle cose non si fanno, forse gli ho detto anche 'stranieri di merda', anche se io non sono mai stato razzista, anzi, ma uno di loro mi ha lanciato un petardo in casa".

L'artigiano a questo punto non ha chiamato le forze dell'ordine ma avrebbe recuperato il petardo esausto e lo avrebbe rilanciato in strada verso i due amici. Da lì sarebbero volati anche pesanti insulti reciproci: "MI hanno detto di scendere che me le avrebbero date e io gli ho risposto che era tutto da vedere chi le avrebbe prese. Poi ho sentito un altro petardo e allora ho afferrato l'arco, che era già armato, e  ho scoccato la prima freccia che ho trovato, da caccia  con tre punte, ma volevo solo per spaventarli, mirando a un vaso di plastica con dentro la terra".

La traiettoria è diversa però e l'arma trafigge Javier Miranda passandogli da parte a parte il fegato. Nemmeno accorgendosi dell'uomo a terra sotto la sua finestra Scalco chiama il 112 ma scende in strada.
"È stato allora che sono sceso per capire cosa era successo e prestargli soccorso. Il ferito era a pancia in giù, l'ho girato e ho cercato di estrarre la freccia, ma avevo le mani che mi scivolano perché erano sporche di sangue, allora sono salito nell'appartamento a prendere degli asciugamani per tamponare la ferita e un coltello multiuso con le pinze per provare a estrarre la punta della freccia. Dopo due tentativi mi sono fermato perché mi rendevo conto che potevo peggiorare la situazione. Quando sono arrivati i carabinieri ho ammesso subito la mia responsabilità e sono stato portato in carcere. Che l'uomo fosse morto l'ho saputo il giorno dopo dalla casa circondariale guardando la televisione ".

Dopo altre due udienze fissate per il 15 e il 18 dicembre in cui saranno presentate le discussioni delle parti, l'11 gennaio dovrebbe arrivare la sentenza.

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