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Cronaca Camogli

Crollo Camogli, arriva l'Esercito. La Liguria pronta a chiedere lo stato di mobilitazione

Le forze militari sul posto già da mercoledì, si attende l'intervento di squadre specializzate a livello nazionale. Decine di bare sotto le macerie

«Stiamo valutando di chiedere lo stato di mobilitazione, in modo da far intervenire forze specifiche di tipo militare che possano intervenire in maniera mirata»: l’assessore regionale Giacomo Giampedrone è appena tornato dal secondo sopralluogo a Camogli, organizzato per valutare il grado di emergenza causato dal cedimento della falesia su cui sorge il cimitero locale, crollato in parte in mare portando con sé circa (almeno) 200 feretri. E la situazione, dice Giampedrone, è «molto delicata, stiamo studiando un piano di intervento su più fronti».

Due i principali: quello da terra, con una ditta specializzata che si occupi di demolire la parte di cimitero in bilico e di recuperare i feretri a rischio caduta, e una via mare, dove i sommozzatori dei vigili del fuoco e la Capitaneria di Porto operano ormai da due giorni per recuperare le bare finite in acqua. Le operazioni non sono però solo complesse, ma anche rischiose: al di là dell’evidente rischio biologico e sanitario c’è quello rappresentanti dagli oltre 70.000 metri cubi di detriti che incombono lungo la falesia, molti dei quali letteralmente - come una cappelletta di famiglia - in bilico.

Crollo a Camogli, il video del cimitero che "scompare" nel vuoto: le terrificanti immagini

«Oggi sono state recuperate 10 salme, in mare ci sono alcune panne di contenimento e la situazione è definita - spiega Giampedrone - la maggior parte dei feretri però è sotto i detriti. Abbiamo fatto volare i droni ed effettuato sopralluoghi con i tecnici per valutare il fronte, e pur contenuto appare evidente che soprattutto per l’intervento via mare sono necessarie forze specializzate in questo tipo di intervento, l’Esercito, o la Marina. Abbiamo inviato informalmente la richiesta di mobilitazione al capo dipartimento della Protezione Civile, oggi la formalizzeremo».

Mercoledì intanto dovrebbero iniziare i lavori di rimozione dei detriti e di demolizione da terra: l’attenzione richiesta è massima, perché «dobbiamo operare come se sotto i detriti ci fossero persone in vita, sono i familiari di tante persone che oggi stanno soffrendo, comprensibilmente». Le famiglie martedì si sono riunite davanti al Comune per avere aggiornamenti dal sindaco, Francesco Olivari, che ha già avviato il censimento del cimitero per capire quali e quante bare risultino disperse. Toccherà a lui firmare l’ordinanza per il contenimento dei rischi - sanitario in primis - e stabilire dove realizzare il sito di stoccaggio dei feretri recuperati.

Allerta per altri possibili cedimenti

«Forze militari addestrate appositamente hanno metodi di ricerca affinati che in questo caso potrebbero rivelarsi fondamentali - riflette ancora Giampedrone - Già oggi i tecnici della Fondazione Cima e dell’Università di Firenze, gli stessi intervenuti per la frana sulla A6, effettueranno con me un altro sopralluogo».

La preoccupazione riguarda anche lo sperone “superstite” della falesia, che dà sul belvedere e su parte della strada: «Se dovesse cedere porterebbe con sé tutto». Le operazioni di smontaggio da terra, pur molto complesse, dovrebbero aiutare a mitigare il rischio di un’ulteriore cedimento. L’intervento però è massiccio, e sono necessari uomini e fondi da impiegare per mettere in sicurezza il fronte franoso il prima possibile e per recuperare rapidamente i feretri rimasti sotto le macerie.

Stato di mobilitazione, che cos’è

Lo strumento cui la Regione vuole ricorrere per il crollo di Camogli è lo stato di mobilitazione, introdotto dal Decreto Legislativo n. 1 del 2 gennaio 2018.

Lo stato di mobilitazione consente al sistema territoriale (la Regione e il Comune, in questo caso) di mobilitare le sue risorse e di chiedere anche il supporto delle risorse nazionali, anche prima della dichiarazione dello stato di emergenza. Se l’evento si tramuta in calamità, si mette in moto la macchina emergenziale. In caso contrario, con un atto unilaterale del capo dipartimento si possono riconoscere i costi sostenuti da parte di chi si è preventivamente attivato.

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