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Peste suina, gestori rifugio Antola: "Abbiamo aperto da tre settimane, rischiamo di chiudere"

Davide Barbé, insieme alla fidanzata Linda Ghigino, gestisce dal dicembre 2021 il rifugio Antola e chiede alle autorità delle deroghe per il trekking e l'outdoor, prendendo esempio da altri territori che stanno affrontando questa epidemia da anni

Il rifugio Antola ha riaperto lo scorso 26 dicembre 2021. I nuovi gestori sono Davide Barbè e Linda Ghigino, due ragazzi di 25 anni che hanno inaugurato il 2022 con la riapertura del rifugio, che ha accolto i primi visitatori nel corso delle festività e nei weekend.

Nel periodo primaverile ed estivo il rifugio dovrebbe aprire tutti i giorni, in queste stagioni infatti l’entroterra genovese è frequentato da moltissimi amanti dell’outdoor, che scelgono spesso la struttura sul monte Antola come punto di sosta.

L’arrivo dell’epidemia di peste suina e le conseguenti misure restrittive adottate dal Ministero della Salute il 14 gennaio rischiano però di mettere in grave difficoltà l’attività del rifugio Antola. In particolare il lockdown dei boschi dell’entroterra genovese, che impedisce ogni attività outdoor nei comuni zona rossa per sei mesi, potrebbe ridurre drasticamente il numero di clienti della struttura.

Abbiamo raggiunto al telefono Davide Barbè per chiedere il suo punto di vista su questa situazione e l’impatto delle misure sulla sua attività.

Davide, avete avuto modo di parlare con le autorità?  Vi hanno fornito delle rassicurazioni?

Non abbiamo ricevuto rassicurazioni dirette dalle autorità, il Parco ci ha garantito il suo impegno a lavorare su alcuni fronti per aiutare le attività del territorio. Non ho le basi e le competenze scientifiche per valutare la situazione per questo vorrei che fossero le autorità competenti a darci indicazioni più precise.

La prima decisione delle Regioni e del Governo è stata un divieto generalizzato di frequentare l’entroterra. C’erano altre possibilità?

Comprendo che la situazione sia molto difficile ed era necessario intervenire in tempi brevi. Però credo anche che si possa lavorare su un'altra linea, magari rivedendo e allentando in parte queste prime restrizioni, cercando una soluzione che penalizzi meno possibile l'entroterra o comunque le attività economiche che lavorano sul territorio.

Anche perché sei mesi di restrizioni sono un brutto colpo per l’economia locale

Un periodo di restrizioni di 6 mesi ci taglierebbe le gambe, abbiamo aperto da appena tre settimane, e questa prospettiva non ci lascerebbe molte speranze. Anche la comunità ha bisogno di spazi in cui stare all’aria aperta e togliere questa possibilità per un periodo così prolungato potrebbe avere effetti molto negativi. Comprendiamo la difficoltà che questa epidemia comporta e trovare soluzioni alternative sappiano non essere facile.

La vostra speranza per il futuro quale sarebbe, cosa vorreste chiedere alle autorità?

La speranza è che possa esserci qualche deroga, magari stabilendo alcuni comportamenti da tenere per evitare i rischi di diffusione della pandemia. Anzi che vietare, la strada potrebbe essere imporre delle precauzioni. Inoltre la rete sentieristica copre una vasta area e se si chiudessero tutti i sentieri potrebbe essere difficile fare i sopralluoghi per ritrovare le carcasse degli animali.

Sì potrebbe fare come la regione Emilia Romagna (che però non è in zona rossa ndr.) che ha chiesto a tutti gli escursionisti e ciclisti di segnalare immediatamente animali morti. Un modo per sfruttare gli appassionati di outdoor anziché vietarne l’attività.

Quindi un’idea potrebbe essere quella di prendere spunto da altri territori. Magari da quelli che hanno già dovuto fare i conti con la peste suina

Esatto, visto che questo non è un virus nuovo. Per esempio in Germania e in Sardegna, ma anche in altri paesi europei, ci sono già stati dei focolai, si potrebbero cercare dei modelli già testati seguendoli o prendendo almeno spunto.

Siete in contatto con altre realtà del territorio, state cercando di muovervi insieme?

Sì, con tutte le altre realtà che come noi lavorano sul territorio stiamo cercando di creare una rete per poi poter chiedere chiarimenti o deroghe con una sola voce. Vogliamo creare un fronte comune con tutti quelli che hanno a che fare con il territorio per dialogare in maniera costruttiva con le istituzioni.

Voi siete nel territorio del Parco Regionale dell’Antola, avete avuto contatti con l’ente?

Il parco si è dimostrato disponibile a fare da portavoce con la Regione e con noi è presente per supportarci.

La situazione adesso com’è? Il rifugio è aperto e raggiungibile?

Il rifugio è aperto nei weekend ed è raggiungibile attraverso i sentieri di Caprile, Bavastrelli e Casa del Romano. Questi sentieri sono percorribili perché il comune di Propata (di cui fa parte il rifugio n.d.r.) e quello di Fascia non rientrano nella zona rossa stabilita da Regione e Ministero. Tutti gli altri sentieri che salgono da Torriglia, Pentema, Val Brevenna e Val Borbera sono invece chiusi e non accessibili. Ora stiamo cercando con le istituzioni di avviare un dialogo per cercare di individuare delle soluzioni.

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