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Da informatico ad agricoltore, comprando i terreni dei suoi avi: "Diventeranno la prima Oasi Wwf genovese"

È un sogno che si realizza quello di Marco Loconte, ex informatico che ha deciso di mollare tutto per dedicarsi alla cura della terra con metodi di coltivazione totalmente naturali e biologici: "La sensazione di libertà, rispetto alla mia vita precedente, è assoluta"

Da informatico ad agricoltore, comprando i terreni su cui, da inizio '900, aveva lavorato la sua famiglia. E adesso, questi terreni a Mele diventeranno la prima oasi Wwf in provincia di Genova, e la prima in Italia interamente legata all'agricoltura, con un evento che si terrà il 21 maggio.

Dall'informatica all'agricoltura: "Sensazione di libertà impagabile"

È un sogno che si realizza quello di Marco Loconte, ex informatico che ha deciso di mollare tutto nel 2016, per dedicarsi alla cura della terra con metodi di coltivazione totalmente naturali e biologici e producendo anche la farina con un mulino, come faceva anni fa la sua famiglia, soprannominata "Bravin", che quel terreno l'aveva in affitto.

Loconte, 46 anni, si guadagna da vivere vendendo i prodotti del territorio e gestendo un agriturismo all'Acquasanta: rispetto alla sua occupazione precedente, la sensazione di libertà è impagabile. "Ho sempre desiderato dedicarmi al terreno su cui hanno lavorato i miei avi - racconta a GenovaToday -. Ma a vent'anni, quando è stato il momento di entrare nel mondo del lavoro, non me la sono sentita e sono diventato un informatico. Ma la vecchia passione non mi ha mai abbandonato e dunque, quando mi sono sentito pronto, nel 2016, ho fatto il grande passo e ho visto che potevo raggiungere l'autosufficienza. Sono andato a bussare ai proprietari del terreno e me lo sono ripreso, prima in affitto e poi, nel 2020, l'ho acquistato. La sensazione di libertà è assoluta, certo è un bell'impegno ma mi sento totalmente svincolato dai ritmi spesso tossici che la società impone. I miei parenti, tanti anni fa, per ricavare il fieno, si recavano per una settimana intera sulle alture a tagliare l'erba, senza cellulare, senza essere continuamente connessi. Adesso ci sembra una cosa impossibile, invece è bello scoprire che si può fare".

Loconte ha così sottratto il terreno, che ora è suo a tutti gli effetti, all'abbandono (e magari, in un futuro ipotetico, al cemento). Mentre prima il bosco incolto aveva preso il sopravvento, adesso la scommessa è riportare quei 10 ettari agli antichi splendori: "Sto facendo un lavoro minuzioso di ripristino e recupero, partendo da alcune fotografie degli anni '50, quando mio nonno si occupava del terreno, con l'idea di tutelare il territorio e preservare la biodiversità spontanea. La sfida è trovare nuovi metodi di coltivazione con tecniche naturali da poter applicare a ogni coltura, recuperando le sementi perdute e raggiungendo livelli di produzione anche importante: per questo sono in contatto con il Wwf ma anche con l'Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, Slow Food oltre che con un'associazione di contadini delle Alpi Marittime". Il lavoro a Loconte e alla sua famiglia non manca: "Ho un gruppo WhatsApp con cui mando ai clienti l'elenco dei prodotti disponibili. Vendo solo prodotti di stagione e la cosa più bella è che quando una persona viene a provare le verdure prodotte in modo naturale, sente la differenza e torna".

Un mosaico di biodiversità

I frutti del lavoro naturale si vedono, e le "terre dei Bravin" si sono trasformate in un mosaico di biodiversità che ha attirato l'attenzione proprio del Wwf: "C'è l'attenzione a un'agricoltura naturale e biologica con la logica del ciclo chiuso, c'è il non utilizzo di pesticidi e fertilizzanti chimici, c'è il recupero di antiche semenze locali - spiega Maura Piaggesi, presidente Wwf Genova -. Marco utilizza come concime solo il letame dei suoi asini dell'Amiata alimentati in maniera naturale, non usa rame e zolfo e l'irrigazione è molto contenuta". 

In più, stanno ricomparendo specie vegetali e animali che in quella zona non si vedevano più da tempo, come ricci e orchidee selvatiche, ma anche insetti fondamentali per l'impollinazione: "Questo succede grazie a una serie di fattori - spiega ancora Loconte - in parte perché non uso prodotti chimici, in parte perché ho recintato il terreno e non entrano i cinghiali, che una volta erano più piccoli, meno invasivi e soprattutto meno numerosi. I valori principali di questa Oasi sono due: da una parte c'è la biodiversità delle colture, dall'altra la biodiversità animale e vegetale spontanea oggi minacciata dalle monocolture o dai terreni incolti. Infatti, i terreni agricoli sono presidio di ecosistemi come radure, prati, filari che sono necessari per moltissimi insetti e uccelli. E quest'ultima biodiversità a sua volta fa bene alla prima perché, per esempio, non servono pesticidi se ci sono gli animali a fare da antiparassitari naturali".

Delle "terre dei Bravin" si parlerà domenica 21 maggio in occasione della Giornata delle Oasi Wwf: qui sotto il programma della giornata.

Locandina Oasi wwf

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