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Robot e nuove sfide della tecnologia, i giovani iBot crescono: "Puntiamo alla First Robotics Competition"

L'anno scorso il team composto da ragazzi genovesi era stato l'unico italiano a partecipare alla First Global Challenge: adesso si punta ancora più in alto e si guarda alla First Robotics Competition del 2024

Piccoli amanti della tecnologia crescono e il gruppo si evolve e si sviluppa, con una nuova sede e l'ambizione di puntare sempre più in alto, sempre con un occhio di riguardo nei confronti dell'etica: sono i giovani genovesi di iBot, il gruppo di robotica nato grazie alla passione comune di genitori e ragazzi di Genova, partito partecipando alla First Lego League, assemblando prototipi con i famosi mattoncini, è arrivato adesso a livelli alti. L'anno scorso gli ottimi risultati alla First Global Challenge, la competizione mondiale di robotica a Ginevra, in cui il gruppo composto da cinque giovani genovesi era l'unico italiano (insieme ad altri 109 team da tutto il mondo) e ha creato un robot in grado di raccogliere le palline e lanciarle in un canestro. L'opera strizzava l'occhio all'ambiente: le palline simboleggiavano le molecole di anidride carbonica e, facendo canestro, si "immagazzinava" la sostanza inquinante.

Adesso la nuova sfida è partecipare a una competizione ancora più importante, la First Robotic Competition del 2024, grazie al talento di un gruppo che cresce sempre più: "Non solo come bravura e numero dei componenti, ma anche come età - racconta Mauro Di Fazio, uno dei genitori coordinatori del progetto - infatti stiamo studiando un modo per non perdere i ragazzi più grandi, che hanno iniziato al liceo e ormai vanno all'università. Abbiamo così deciso di farli diventare coach, assisteranno i più piccoli che partono dall'età della scuola media. Ma la soddisfazione più bella è vedere che i più grandi, che sono cresciuti con il team, ormai considerano il gruppo come una famiglia, e non solo: quando è stata l'ora di scegliere la facoltà universitaria, si sono fatti guidare dalla passione che li ha coinvolti negli ultimi anni e ora stanno studiando ingegneria, fisica, informatica. Hanno avuto modo di far emergere con noi i loro interessi e adesso hanno scelto di approfondirli non solo a livello di hobby".

I ragazzi di iBot, che hanno partecipato più volte al Festival dello Spazio di Busalla, adesso stanno creando una sorta di "succursale" anche nel comune dell'entroterra ligure: "Queste manifestazioni sono molto interessanti - continua Di Fazio - perché permettono di avvicinare la gente alla scienza e i risultati si vedono. Abbiamo in squadra ragazzi che hanno iniziato con i Lego e poi hanno imparato da zero ad armeggiare con cacciaviti, bulloni, calibro e altri strumenti, fino ad assemblare dei robot. La formula vincente? Lavoriamo divertendoci e imparando costantemente. Speriamo di riuscire a partecipare alla First Robotic Competition l'anno prossimo, vorrebbe dire aver raggiunto livelli veramente alti, con robot ancora più grandi e precisi da costruire". 

Il tutto con un occhio di riguardo nei confronti dell'etica: "I ragazzi non hanno solo imparato a costruire robot - conclude il genitore - perché parliamo molto anche del ruolo della tecnologia nella vita quotidiana, con tutte le sfide che abbiamo davanti a partire dall'intelligenza artificiale. È chiaro che la sfida non è solo assemblare pezzi meccanici e motori, ma saper riconoscere le implicazioni e le conseguenze di quello che si sta facendo: dobbiamo capire fin dove possiamo spingerci, quando è il momento di fermarci, quando la tecnologia può essere davvero utile all'uomo, al pianeta e all'ambiente, e quando invece diventa dannosa, come nel caso delle guerre o dei posti di lavoro 'rubati' agli esseri umani. In questo senso noi adulti vediamo come lavorano i ragazzi, mettendoci cuore e testa, e abbiamo fiducia nella filosofia che guiderà le nuove generazioni a usare la tecnologia come aiuto, non come ostacolo". 

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