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Un team di giovani genovesi alla competizione mondiale di robotica: "Siamo gli unici italiani"

Dai Lego all'intelligenza artificiale: la storia e le interviste di GenovaToday al gruppo genovese iBot che in autunno - con una ragazza e quattro ragazzi - sfiderà gli altri Paesi del mondo a Ginevra

Saranno cinque giovani genovesi a rappresentare l'Italia alla First Global Challenge, la competizione mondiale di robotica che si svolgeranno a Ginevra dal 13 al 16 ottobre 2022. Il team iBot Genova, composto da una ragazza e quattro ragazzi, è stato selezionato per partecipare alla competizione internazionale di robotica in stile olimpico che si svolge ogni anno in un paese diverso e alla quale è invitato un team per ogni nazione del mondo. 

Le squadre sono chiamate a costruire e programmare un robot, una sfida per la quale - durante i tre giorni dell’evento di Ginevra rappresentando l’Italia - coopereranno con team di tutto il mondo per completare missioni in un campo di gara. 

I successi del team: dai Lego alle Olimpiadi di Robotica

Laura, Simone, Matteo M., Matteo K. e Matteo C. sono i giovani liceali componenti del team: loro mentori sono Francesca, Alessio e Nicolò. Una bella soddisfazione per la squadra che, già dal 2015, aveva iniziato a portare il nome di Genova in giro per il mondo per la First Lego League, il torneo mondiale di scienza e robotica per ragazzi utilizzando mattoncini. Da quel momento, i ragazzi di iBot Genova hanno conquistato quattro finali nazionali della First Lego League, una partecipazione agli Open First Lego League di Sydney, e hanno preso parte a tre edizioni delle Olimpiadi di Robotica classificandosi nella stagione 2020-2021 al terzo posto e iscrivendo tre ragazzi nell'albo delle eccellenze del Miur. Fino a partecipare, quest'anno, al Festival dello Spazio di Busalla.

La squadra genovese iBot: robotica e tecnologia

All'avventura partecipano anche i genitori dei ragazzi che affiancano i figli e trasmettono loro la passione per la robotica: "Siamo sempre stati un gruppo di amici che avevano come base il liceo Calasanzio - dice Mauro Di Fazio, padre entusiasta, a GenovaToday - poi quest'anno, dopo lo stop legato alla pandemia, abbiamo capito che ci sarebbe piaciuto fare qualcosa di più. Abbiamo dunque deciso di entrare in una Onlus, Artù, che si occupa di diffondere la robotica tra i più giovani. Il lockdown è stato duro, ma per fortuna la nostra passione per la tecnologia ci ha tenuti impegnati. Alcuni di noi hanno fabbricato addirittura un drone".

I materiali per i robot: "Basta poco: li troviamo anche in cantina"

Ma come si diventa appassionati di robotica? "Abbiamo iniziato per puro diletto - spiega Mauro - fondamentalmente ci piace giocare con la tecnologia. I ragazzi sono cresciuti divertendosi e sviluppando anche competenze tecniche come programmazione, disegno e stampa 3D, problem solving, utilizzo di programmi specializzati e partecipando a queste gare. Nel frattempo abbiamo preparato progetti e prototipi con tutto quello che abbiamo trovato, anche materiale di scarto che trovavamo in cantina, basta poco, assemblandolo con pezzi che compravamo online come piccole apparecchiature rudimentali da poche decine di euro".

"Fin da piccolo avevo la passione per la robotica - racconta Massimo Giampellegrini, altro genitore - e l'ho trasmessa a mio figlio. Tutto è nato da un kit Lego per un robot che lui mi aveva chiesto, ma costava davvero molto. Poi un collega mi ha fatto vedere che si potevano fare cose molto belle, allora l'ho comprato e da lì è iniziato tutto, da qui abbiamo iniziato a coinvolgere altri genitori, figli e colleghi. È bello che i giovanissimi imparino un utilizzo attivo della tecnologia ed è ancora più bello il rapporto speciale che si crea tra noi adulti e i nostri figli adolescenti".

Il ToyPet dei ragazzi genovesi e la collaborazione con UniGe

In una delle loro ultime competizioni i ragazzi hanno progettato un ToyPet, un piccolo robot-mascotte per bambini che possa monitorare lo stato di salute di chi gioca con lui attraverso parametri come sete, sudorazione e così via, mostrato anche al Festival dello Spazio di Busalla.  

Il progetto è nato anche grazie ai contatti con l'Università di Genova: "Il professor Antonio Sgorbissa, direttore del Centro interuniversitario di ricerca sulla robotica, ci ha dato la disponibilità a utilizzare il sistema di intelligenza artificiale da lui inventato. Grazie a lui e a una sua dottoranda, Lucrezia Grasso, abbiamo messo in pratica la nostra idea". A Busalla il team iBot è stato notato, e da qui la proposta di andare a Ginevra.

La competizione di Ginevra e la raccolta fondi

A Ginevra un'altra prova aspetterà i ragazzi: "Dovremo costruire un robot da capo con un numero di pezzi predefinito, e seguendo un tema che è la cattura dell'anidride carbonica - raccontano -. È in linea con la filosofia dell'associazione First Global che vuole lanciare un messaggio sull'utilizzo positivo della tecnologia per proteggere l'ambiente, facendo allo stesso tempo appassionare i giovani alla robotica. Saremo associati ad altre due squadre provenienti da altre parti del mondo, una cosa che servirà anche a farci socializzare e a scambiare idee. La viviamo come una grande festa".

"Solo l'iscrizione costa 10mila dollari - dicono i genitori a malincuore - quindi l'obiettivo è anche cercare qualche sponsor". Il gruppo non si è dato per vinto e ha creato una raccolta fondi online per coronare il suo sogno: andare a Ginevra e portare il nome di Genova nel mondo della robotica per ragazzi.

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