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Costume e società

I 10 luoghi delle donne a Genova e in Liguria

Donne coraggiose, pioniere, forti. Ma anche donne di tutti i giorni, che però verranno ricordate per il loro valore. Donne che hanno avuto a che fare con Genova e con la nostra regione. Ecco i posti che le ricordano

Donne che hanno compiuto il loro piccolo grande passo verso l’emancipazione femminile. Donne coraggiose, pioniere, forti. Ma anche donne di tutti i giorni, che però verranno ricordate per il loro valore. Donne che hanno avuto a che fare con Genova, in un modo o nell’altro. Ecco 10 luoghi liguri, elencati da La mia Liguria, che raccontano alcune storie in cui le donne sono vere protagoniste.

Sono molte le serie tv girate in Liguria che hanno una donna come protagonista. La prima, tra le donne da fiction, è stata la genovese di Boccadasse Livia Burlando, storica fidanzata del commissario Montalbano nata dalla penna di Andrea Camilleri. Negli ultimi anni ci sono poi state altre donne protagoniste di altrettante fiction tv di successo che hanno fatto scoprire la città e la Liguria: Petra, intrepretata da Paola Cortellesi, con riprese di Genova dall’alto, della funicolare Zecca-Righi, i bui caruggi della città vecchia; e Blanca, interpretata da Maria Chiara Giannetta, con i set per le nuove riprese della fortunata serie che hanno interessato Camogli e soprattutto Genova, tra piazza Matteotti, piazza San Matteo, piazza Fontane Marose e in centro, attorno alla fontana di piazza De Ferrari.

La musica di Fabrizio De André porta inevitabilmente nei vicoli e poi in piazza Don Gallo, da Princesa. Soprannome di Fernando Farias de Alburquenque, a cui De André dedica la sua canzone, il quale fin da bambino capisce di non essere un bambino come gli altri e troverà la sua vera natura fuggendo a Fortaleza e poi a San Paolo, nella vasta comunità di travestiti che si prostituiscono per sopravvivere alla povertà. I trattamenti ormonali e la chirurgia estetica lo renderanno sempre più simile a come si sente, una donna, talmente appariscente e bella da convincere le altre a chiamarla “Fernanda a Princesa”.
Il suo trasferimento in Italia, a Roma, la salva dalle violenze della malavita, ma le crea problemi con la giustizia e si trova in carcere per il tentato omicidio della sua padrona di casa che aveva perduto tutti i suoi soldi. Uscita di prigione, arriva a Genova ospite di Don Andrea Gallo e lì conosce Fabrizio De André che scriverà la canzone che porta il suo nome. Oggi c’è una targa dedicata a lei in piazza Don Gallo, sede di Princesa associazione per i diritti delle transgender, che si batte contro la transfobia e l’omofobia.

Natalina Garaventa, nata a Rossi di Lumarzo, paese della Fontanabuona il giorno di Santo Stefano del 1897, partì quando aveva 7 anni per diventare inaspettatamente Dolly Sinatra, la mamma del grande Frank Sinatra. Ma Natalina-Dolly, migrante per necessità, fu anche molto di più: diventò molto influente quando negli Usa decise di impegnarsi politicamente a fianco degli emigranti liguri nei Democratici del New Jersey. Ha usato la sua conoscenza dei dialetti italiani e il suo inglese fluente per tradurre per gli immigrati durante i procedimenti giudiziari, in particolare quelli relativi alle richieste di cittadinanza. Poi nel 1915 si sposò con il pompiere Antonino Martin Sinatra, un ex pugile siciliano di Lercara Friddi: non furono nozze facili, perché la sua famiglia si oppose e i due si sposarono in gran segreto e nel giorno di San Valentino in municipio. Nel 1919 si incatenò al municipio a sostegno del movimento per il suffragio femminile e fu sempre un punto di riferimento per tanti italiani in cerca di riscatto. Donna coraggiosa non rinunciò mai a ricordare le sue origini liguri, di cu andava fiera. Il figlio, destinato a diventare “The Voice”, l’adorava e molto spesso si fidava solamente dei consigli della madre. A Lumarzo, in suo onore, c’è una targa a Rossi e ogni anno un evento dedicato alle origini Liguri di Sinatra, con cantanti e musicisti che si cimentano nei brani che lo hanno reso immortale.

Un grande scoglio bianco in mezzo al mare… piatto, bello come un palazzo. Uno scoglio staccatosi dalla montagna (le Apuane) al tempo delle prime spaccature del continente, quando il mare vi si è riversato sopra”. Così nel testo dell’opera teatrale “Savannah Bay”, Marguerite Duras ricorda il luogo magico della sua vita: Bocca di Magra. Qui la grande scrittrice, autrice e regista francese trascorse estate felici, qui ambientò il suo romanzo “Il marinaio di Gibilterra”; e a Bocca di Magra, ospite di Einaudi, la ricorda negli anni Cinquanta Inge Feltrinelli: «Marguerite passava tutte le estati a Bocca di Magra, con Elio Vittorini . Per lei l’Italia era Vittorini e Bocca di Magra era il suo paradiso». Molto probabilmente il luogo reale di cui Duras parla è la scogliera che racchiude la spiaggia di Punta Corvo; per raggiungerla bisogna scendere un ripido sentiero e centinaia di gradini naturali a picco sul mare. Marguerite a Bocca di Magra trovò anche l’amore nell’agosto del ‘46, quando Bocca di Magra si rivela il crocevia della sua vita sentimentale. Ancora nel romanzo “I cavallini di Tarquinia” del 1953 racconta di vacanze passate a Bocca di Magra.

Questo suggestivo luogo, un tempo sentiero di pescatori e contadini, è diventato una vera e propria passeggiata a mare intitolata ad una delle donne più importanti della Liguria e d’Italia, Anita Garibaldi, ovvero Ana Maria de Jesus Ribeiro, moglie di Giuseppe Garibaldi, conosciuta come “eroina dei due mondi”. I due si conobbero in Brasile durante una sommossa popolare e da allora lei lo seguì e partecipò a tutte le sue imprese, combattendo con lui fino alla tragica esperienza della Repubblica Romana, e a morire, stremata, durante la ritirata nei pressi di Comacchio il 4 agosto 1849.

“ll luogo era troppo bello e non sembrava di questa terra: la lontananza da ogni forma di civiltà, il mare ai nostri piedi, il suo incessante mormorio… Tutto invitava la mente a meditare su strani pensieri. Una sorta di incantesimo ci circondava”. Con queste parole Mary Shelley descrive, nel suo diario, la baia di San Terenzo di Lerici.
La scrittrice inglese, figlia del filosofo libertario William Godwin e di Mary Wollstonecraft, tra le prime a proclamare i diritti della donna, arrivò a San Terenzo nell’estate del 1822 assieme al marito, il poeta Percy Bysshe Shelley, alla sorellastra Claire Clairmont e a Edward Williams, esperto uomo di mare. 
Percy aveva preso in affitto Villa Magni, una elegante villa ancora oggi sul Lungomare di San Terenzo, proprio di fronte al bagnasciuga. L’autrice di Frankenstein, l’antesignano dei romanzi gotici di fantascienza, vi trascorse ore liete, anche se la loro presenza non sfuggì ai locali che si scandalizzavano per le loro abitudini spudorate e nemmeno poté sfuggire a lungo dalle ire della famiglia di origine: Percy B. Shelley era infatti già sposato e la cosa non era ben vista da Godwin. Il soggiorno purtroppo finì tragicamente con il naufragio e la morte di Percy, l’8 luglio 1822.

La Passeggiata dell’Imperatrice è tra i luoghi da non perdere quando si visita la Città dei Fiori, Sanremo. A lei, Maria Alexandrovna, Imperatrice di Russia figlia dello dello zar Alessandro II, è dedicata la passeggiata perché ha contribuito molto alla bellezza di Sanremo e della Liguria di Ponente. Fu lei, dopo un lungo soggiorno a Sanremo, nel 1874, a donare una grossa somma per ornare la città delle palme che oggi la caratterizzano. Oggi il suo busto gode ancora il sole tra i palmizi del lungomare, esattamente come fecero lei e molti suoi connazionali alla fine dell’800, come il grande scrittore Lev Tolstoj o il musicista Čajkovskij e la grande comunità ortodossa che si innamorò della Riviera in quegli anni. Iini

Sì, una scienziata nel Settecento. Qualcosa di raro, destinato a diventare un esempio come in effetti è la marchesa Clelia Durazzo Grimaldi, prima botanica donna, simbolo di emancipazione femminile, riconosciuta dalla comunità scientifica internazionale, allora composta da uomini. Alla città di Genova ha lasciato il bellissimo Orto Botanico inserito nel fantastico parco di Villa Durazzo. Alla scienza una raccolta di 550 opere scientifiche, di cui rimane solo il catalogo manoscritto alla Biblioteca Berio di Genova erbario conservato oggi al Museo di Storia Naturale di Genova. L’Orto Botanico, che è stato a lungo uno dei più interessanti d’Europa, nasce nel 1794 per volontà della marchesa stessa, considerata allora una delle maggiori botaniche d’Europa. Alla sua morte sia la villa che l’orto vengono ereditate dal nipote, Ignazio Pallavicini, cui si deve la costruzione dello spettacolare parco romantico unico al mondo.

La donna più bella del mondo nacque a Genova o a Portovenere, ma certamente si sposò per la prima e unica volta nel capoluogo, sotto le volte della chiesa di San Torpete, come ricordano gli archivi parrocchiali. Era il 1469 e la sposa, ancora sedicenne, non avrebbe immaginato quale sarebbe stato il suo destino: una vita breve e sfumata a soli 23 anni; ma una bellezza resa immortale dall’arte. Perché quella donna era Simonetta Vespucci (nata Cattaneo), che fu considerata la più bella del Rinascimento; di lei restò stregato Sandro Botticelli, che la volle come modella per i suoi celeberrimi dipinti “La Primavera” e “La nascita di Venere“, quadro che secondo alcuni esperti e storici dell’arte ha come sfondo il Golfo dei Poeti. A Firenze, dove trasferì con il marito Marco Vespucci, un cugino lontano del navigatore Amerigo Vespucci, fece innamorare moltissimo uomini e divenne probabilmente l’amante di Giuliano de Medici, che dopo la sua morte non amò più nessun’altra donna. Quando morì il 26 aprile del 1476 a soli 23 anni, Lorenzo il Magnifico le dedicò una poesia, mentre Sandro Botticelli chiese di essere sepolto ai suoi piedi. Del matrimonio genovese in San Torpete, chiesa gentilizia nel pieno centro storico, si ricorda che Simonetta convolò a nozze alla presenza del Doge di Genova e di tutta l’aristocrazia cittadina. Oggi capita spesso di coppie che desiderano sposarsi proprio qui, dove convolò a nozze la più bella del mondo.

Ci sono luoghi importanti per la storia della donna, anche se rappresentano un sopruso del potere subito dalla figura femminile. Triora è uno di questi, a causa dei famosi ma tragici processi per stregoneria avvenuti tra il 1587 e il 1589.
Borgo di tradizioni antiche e saperi ancestrali, Triora fu colpita nell’ultima parte del 1500 da una terribile carestia di cui vennero incolpate alcune donne. Le vittime erano spesso curatrici o esperte di medicina popolare accusate di compiere riti satanici e sabba demoniaci nella zona della Cabotina.
Si chiese l’intervento dell’Inquisizione e nel borgo si avviò una vera e propria caccia alle streghe che portò all’arresto di una ventina di donne. Tredici si dichiararono ree confesse e imprigionate nella Ca’ de baggiure la “Casa delle streghe”: ma le confessioni vennero loro estorte con la tortura. Una di loro, Isotta Stella sessantenne di nobile famiglia, morì poco dopo, mentre un’altra, disperata, morì gettandosi dal balcone. Con l’arrivo degli inquisitori da Genova, quattro donne vennero condannate al rogo mentre tredici vennero trasferite a Genova e imprigionate. Successivamente, il processo subì una revisione e il Doge genovese inoltrò domanda al Santo Uffizio per concluderlo. Il 23 aprile del 1589 la vicenda finì con un nulla di fatto e la liberazione delle donne imprigionate.

Si dice che l’amor perfetto sia quello a distanza. Oppure no? L’ultimo (e undicesimo) luogo racconta la storia di un amore nei caruggi di Genova. Immersa nei vicoli appena lasciati il Porto Antico e l’Acquario, Piazza Banchi, si trova Piazza dell’Amor Perfetto. Qui abitava Tommasina Spinola, giovane esponente della nobiltà genovese che ad un ballo, nel 1502, incontrò Luigi XII re di Francia. Quei pochi momenti con il sovrano, di passaggio a Genova durante una delle sue numerose “guerre italiane”, furono fatali per il cuore di Tommasina, già moglie di Luca Battista Spinola: si innamora perdutamente del sovrano, ai tempi l’amore era quello platonico, puro, l’intendio in genovese, non necessariamente fisico, oggi si direbbe “virtuale”. Tommasina cedette per sempre il suo cuore a Luigi XII tanto che quando arrivò a Genova la “fake news” che il re era morto nella battaglia di Cerignola, lei ne morì di crepacuore. Informato dell’accaduto, Re Luigi XII, arrivato nuovamente a Genova, decise di vedere la casa dove Tommasina aveva esalato l’ultimo respiro. Da quel momento, quella piazzetta, nel cuore del centro storico, si chiama “Piazza dell’Amor Perfetto”.

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