"Linee di Forza", mostra personale di Marco De Barbieri
Sabato 29 ottobre 2016 alle ore 17 si terrà l'inaugurazione di "Linee di Forza", mostra personale di Marco De Barbieri a cura di Elena Colombo. L'esposizione rimarrà aperta fino al 9 novembre da martedì a sabato, dalle 15 alle 19.
De Barbieri fonda un nuovo linguaggio fondato sul corpo-grafema. Le linee quasi astratte che rappresentano il soggetto si riducono a lettera di un diverso alfabeto in cui la sensualità è palpabile come nei ritratti di nudo che Weston dedicò a Tina Modotti. I contorni, più volte ripetuti, danno l'idea della risonanza di un gong o forse ancora di più dei solchi tracciati da un rastrello nella sabbia di un giardino kare-san-sui. Dal punto di vista filosofico, queste composizioni zen rappresentano un intero microcosmo naturale che qui pare avere anche delle risonanze musicali nell'uso iper-semplificato dei grigi. Le forme stilizzate sono ciò che gira prendendo di volta in volta pose diverse, all'insegna della seduzione. La donna, non riconosciuta nella sinuosità del gesto non-staccato, si muove come offrendosi. Si creano così ideo-grammi che compongono una smorfia primitiva (77: le gambe delle donne). È come se ci fosse una certa malinconia, una raffinatezza da vecchio film in bianco e nero che consente persino le allusioni più esplicite e passa sopra all'emulazione dei temi classici - come ad esempio "Donne al bagno" della tradizione sette-ottocentesca - che s'incontrano con uno stile graffiante e pubblicitario. Ci si trova di fronte allo scheletro privato di un dipinto di Schiele, alla pelle lievemente livida e imperfetta. Stavolta non si tratta di sottolineare il movimento, quanto piuttosto d'identificare il soggetto centrale con una successione di cornici che amplificano la stasi del momento.
Oltre alle indiscutibili implicazioni di carattere espressionista, a monte del lavoro di De Barbieri c'è una fondamentale gestione ordinatrice del prodotto pittorico, entro la quale l'artista ha potuto instaurare il proprio segno/intervento opportunamente cadenzato, oggetto di una modulazione che dapprima gli è servita a generare dei post-razionalisti cerchi concentrici o delle croci, e che poi in tutto e per tutto si è conservata nelle successive superfici ritmico-graffiate, implicanti il ricordo estetico dell'astrattismo regol(in)forme coniato dalla mano geniale di Gerhard Richter.