Al Sipario Strappato "Monkey's Kabarett", la trasformazione da scimmia a uomo con l'ironia di Kafka
Sabato 13 ottobre alle ore 21, al teatro grande Il Sipario Strappato di Arenzano (via Marconi 165) la compagnia Ensemble Phonodrama porta in scena "Monkey's Kabarett", spettacolo tratto dal racconto "Una relazione per un'accademia" di Franz Kafka.
Si tratta di un monologo teatrale con musica dal vivo a cura di Andrea Nicolini (regista e interprete), Fabrizio Giudice (chitarra) e Gianluca Nicolini (flauto).
Di fronte al folto uditorio di un’Accademia scientifica, si presenta uno strano personaggio, relatore di un argomento stuzzicante. Parlerà della sua trasformazione evolutiva da scimmia a uomo. La sua storia di emancipazione e di ricerca di una strada nuova per raggiungere una certa libertà è avvincente e forte. Inizialmente catturata nelle foreste africane, la scimmia, durante il trasporto in gabbia su una nave che si dirige verso Amburgo, intuisce che la salvezza sta nella trasformazione di sé. Compie così uno sforzo “sovrumano” per riuscire a comportarsi come un uomo, a parlare come un uomo. Ma le scorie del suo passato, e questa è la parte grottesca ed esilarante del tutto, restano e lentamente, durante la conferenza, si fanno più chiare ed inequivocabili. Certi comportamenti scimmieschi non si perdono, certi termini e certe movenze e certi appetiti non si sono poi tanto modificati. Questa scimmia/uomo, chiamata Rotpeter, si è ormai dedicata al Music-Hall e di fronte al suo pubblico si esibisce in numeri musicali, cantati e suonati sulla sua fisarmonica.
Accanto a Rotpeter, ad accompagnarlo, due assistenti, musicisti che però possono trasformarsi al bisogno in attenti guardiani o in infermieri. Sono loro la sua “band” musicale. A volte con la musica distraggono il pubblico e stemperano le situazioni un po’ imbarazzanti, a volte assecondano la scimmia, e insieme eseguono numeri musicali da kabarett: Il Kurt Weill di “L’opera da tre soldi” e di “Mahagonny”, un ragtime di Scott Joplin sono i perni del loro strano, a volte grottesco a volte ingenuo, show.
Kafka scrisse questo racconto nel 1917, ma il testo è attualissimo: parla innanzitutto del concetto di libertà umana, dei confini di questa libertà, tema che appassionava molto il grande scrittore. E poi quello ugualmente centrale per la sua visione artistica, della trasformazione, del cosa comporta, del cosa si perde e cosa si guadagna. La cifra del grottesco è fortemente presente, è una lente sensazionale per poter guardare il mondo con occhio più distaccato e “sereno”.
Le musiche che contrappuntano la narrazione, oltre a quelle di Kabarett suonate in trio, sono state scelte per il loro carattere brillante, burlesco, ironico, grottesco e sono tratte da brani originali o trascritti per flauto e chitarra di Jan Truhlár, Jean Françaix, Astor Piazzolla, Nino Rota, Beniamin Baczewski.