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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Delitto Scagni, poliziotti e medico indagati anche per "morte come conseguenza di altro reato"

L’indagine dopo la denuncia dei familiari che sostengono che vennero sottovalutati i continui allarmi sulla pericolosità di Alberto

Nel fascicolo bis sul caso Scagni i due agenti della centrale operativa e la dottoressa del servizio di Salute mentale sono stati indagati anche per morte come conseguenza di altro reato. Il capo di accusa si aggiunge ai reati già ipotizzati di omissione d’atti d’ufficio e omessa denuncia.

In sostanza, anche la procura di Genova sta indagando sul nesso fra la sottovalutazione dei ripetuti allarmi lanciati dai familiari di Alberto Scagni e il femminicidio della figlia avvenuto la sera del primo maggio scorso. Il padre, sette ore prima del delitto, aveva chiamato il 112 e parlato con la questura raccontando di essere stato minacciato di morte così come Alice e il cognato e aveva chiesto più volte di mandare una pattuglia sotto casa della figlia. L'operatore aveva risposto che la prassi corretta era sporgere denuncia e di richiamarli se Alberto si fosse presentato a casa. Quella sera Alice scesa per portare fuori il cane, in via Fabrizi a Quinto, è stata massacrata dal fratello con 19 coltellate.

I genitori Graziano Scagni e Antonella Zarri, assistiti dall'avvocato Fabio Anselo, hanno denunciato in un esposto le loro continue richieste di aiuto e considerano Alberto totalmente incapace di intendere e di volere. Diversa l'opinione della procura che ha infatti chiesto il rinvio a giudizio per il 42enne che è stato valutato dal perito Elvezio Pirfo, il perito del giudice per le indagini preliminari, semi infermo di mente ma capace di stare in giudizio. Il consulente della procura Giacomo Mongodi lo aveva definito pienamente capace.

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