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Cronaca

Flussi di denaro e manutenzioni, al processo Morandi la testimonianza del colonnello Ivan Bixio

L'ex comandante del primo gruppo della guardia di finanza di Genova seguì le indagini economico-finanziarie dopo il crollo. Secondo la procura, la curva dei dividendi distribuiti tra i soci è sempre salita mentre quella dei costi di manutenzione dimezzata in otto anni, dal 2010 al 2018

Al processo per il crollo del Ponte Morandi arriva la testimonianza del colonnello Ivan Bixio delle fiamme gialle sui flussi di denaro intorno alla manutenzione del viadotto.

L'ex comandante del primo gruppo della guardia di finanza di Genova, che ha condotto le indagini tra il 2018 e il 2021 sul lato economico e finanziario, è stato interrogato dal pm Marco Airoldi e dalla difesa sui dati ricavati dalla sua analisi.

Dai bilanci aziendali e dalle dichiarazioni dei redditi, la guardia di finanza ha estrapolato i dividendi e dedotto che tra il 2010 e il 2018 ci sono stati guadagni distribuiti tra i soci di Atlantia grazie agli utili di Autostrade per l'Italia, di circa 7 miliardi e mezzo con un trend crescente. 

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Per quanto riguarda invece le manutenzioni si è assistito a una decrescita che dal miliardo e mezzo speso nel 2010 passa ai 770 milioni nel 2018 quando, tra il 2012 e il 2017, invece, le altre concessionarie del settore autostradale aumentano i costi di produzione passando da 2 miliardi e 870 milioni a circa 3 miliardi 5 anni dopo. 

“Diminuendo i costi per le manutenzioni gli utili aumentano", ha commentato Egle Possetti, presidente del Comitato Vittime Ponte Morandi a margine dell'udienza. "La cosa interessante è stata sicuramente il riferimento a quanto invece fosse diversa la gestione delle spese in altre società che facevano queste attività. Se ci fosse stato bisogno di un chiarimento stamattina c'è stato. Il ponte non ha ricevuto le manutenzioni adeguate, altrimenti sarebbe ancora su”. 

La replica dei legali di Castellucci: “Su manutenzioni numeri chiari, ricostruzioni errate”

“In merito al dibattuto e spesso frainteso tema delle manutenzioni, dei costi e dei profitti di ASPI, sono i numeri a parlare: secondo la ricostruzione della GdF dal 2012 al 2017 la percentuale di costi di produzione sostenuti da ASPI (che rappresenta meno del 50% della rete autostradale nazionale) sono sempre stati largamente superiori rispetto a quelli di tutti gli altri operatori, pubblici e privati. In particolare, nel 2012 rappresentavano l’87% delle spese del comparto ed erano passati al 64% nel 2017 in ragione della conclusione dei lavori per la costruzione della cosiddetta Variante di Valico. Pur rappresentando ASPI solo circa il 50% della rete”, cosi’ in una nota i legali di Castellucci, ex amministratore delegato di Autostrade e Atlantia.

“Il dibattimento ha permesso anche di mostrare la lettura fuorviante e incompleta nei grafici presentati e relativi ai dividendi ricevuti da Atlantia. Manca del tutto Aeroporti di Roma, una società controllata da Atlantia, mentre stranamente compare Mediobanca. Ancora, la voce del bilancio utilizzata per cercare di dimostrare un calo dei costi di manutenzione è in realtà una voce più ampia che include anche tutti gli investimenti per potenziamento della rete, mentre sembrano essere state ignorate le cifre legate alla reale manutenzione contenute nella nota integrativa. Insomma, le relazioni presentate mostrano diverse lacune e il tentativo di comparare dati di diversa natura e tipologia”, continuano gli avvocati.

I difensori concludono specificando che “quanto infine ai dividendi, la cifra di 711 milioni per il 2017 (depurato delle operazioni straordinarie) rimane comunque sostanzialmente inferiore rispetto a quella di oltre un miliardo (1.167.761.000 €) prevista dall’azienda per il 2022 nel piano finanziario poi approvato dal Ministero delle Infrastrutture nel marzo dello scorso anno”.

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