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Cronaca Centro / Piazza della Nunziata

Oltre duemila persone per la Marcia per la pace della comunità di Sant'Egidio

Il corteo ha attraversato il centro di Genova: tantissimi i bambini, molti i cartelloni con la scritta "pace" in tutte le lingue

Oltre duemila i genovesi in piazza per la tradizionale Marcia per la pace della comunità di Sant'Egidio: nonostante la giornata piovosa, tante le persone che si sono ritrovate tra piazza della Nunziata e piazza San Lorenzo il primo gennaio per celebrare la 65esima Giornata Mondiale della Pace.

Una manifestazione colorata ed allegra per affrontare temi seri: molti i bambini e i ragazzi che hanno aperto il corteo dietro lo striscione “la pace è il futuro”, immigrati da molti Paesi, persone appartenenti a tutte le religioni. Per permettere la presenza dei più anziani, in testa alla marcia è stato posizionato anche un trenino di quelli normalmente usati dai turisti. In mano molti avevano i cartelli con i nomi dei paesi in guerra - circa 23 i conflitti “ad alta intensità” e molte di più le situazioni di scontro in varie regioni del mondo - o la scritta “pace” in svariate lingue.

La manifestazione è iniziata dentro la basilica della Santissima Annunziata del Vastato mentre, nei locali del convento, centinaia di bambini e adolescenti ascoltavano le voci degli anziani testimoni della guerra in Europa. Diverse voci hanno commentato il messaggio di papa Francesco per la Giornata mondiale della Pace "Nessuno può salvarsi da solo. Ripartire dal Covid-19 per tracciare insieme sentieri di pace".

Andrea Chiappori, il responsabile della comunità di Sant’Egidio a Genova ha ricordato papa Benedetto XVI, mancato proprio a fine anno, “che ha molto contribuito al dialogo interreligioso e al lavoro per la pace” è ha spiegato che, negli ultimi cinquant’anni, la popolazione mondiale è raddoppiata. “Nel mondo - ha affermato Chiappori sulla pagina Facebook della comunutà – miliardi di persone vivono in guerra, per questo papa Francesco ci invita ad avere uno sguardo attento sulla realtà per comprendere la storia”.

Ekaterina Slobdniuk, una delle donne ucraine accolte a Genova da Sant’Egidio con i suoi tre bambini, ha raccontato la fuga dal suo Paese, a febbraio, l’accoglienza in Austria e poi in Italia. Il dramma, la paura, ma anche la speranza con le tante persone generose e amiche che ha incontrato: “Il messaggio del Papa, ‘non ci possiamo salvare da soli’ l’ho sperimentato in modo molto concreto nella mia vita - ha spiegato - solo insieme noi riusciamo ad essere forti anche nelle difficoltà”.

Tra le testimonianze, anche quella di Emanuele Morasso, seminarista impegnato nell’accoglienza degli ucraini accolti a Genova e nel doposcuola ai bambini rifugiati: "Questa esperienza - ha spiegato - ci fa capire che a volte siamo prigionieri dei nostri programmi, ma è la realtà a cui dobbiamo rispondere. Quelle ucraine sono famiglie che hanno perso tutto, ma non hanno perso la capacità di sperare e non hanno lasciato che il male voluto da altri potesse definire la loro vita".

L’arcivescovo Marco Tasca ha notato come “l’ingiustizia e l’aggressività stanno aumentando anche nelle nostre società” e ha affermato che “c’è bisogno che ciascuno di noi si impegni a trasformarsi in donna e uomo di pace. E’ un problema interiore: dobbiamo imparare ad accordarci e cambiare il cuore”.

All’inizio della manifestazione si è tenuto il “concerto per la pace” del coro delle voci bianche dell'Opera Carlo Felice di Genova e al termine della marcia, nella cattedrale, Tasca ha presieduto la messa.

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