Carcere di Marassi, prosegue la protesta dei detenuti
«Per quanto trapela, la protesta trova origine dalla richiesta di celle aperte, la scarsa qualità del cibo e il non voler accettare i controlli», spiega il segretario regionale del Sappe Michele Lorenzo
Non si placa la protesta dei 200 detenuti, iniziata martedì 13 aprile e oggi ancora in atto con la battitura alle inferriate che, durante le ore serali, si protrae per circa 30 minuti. Per il Sappe, che ne dà notizia, non è una protesta da sottovalutare e il sindacato si aspetta concrete iniziative da parte della direzione, affinché la protesta non prenda un negativo epilogo.
«È ancora da appurare la ragione della protesta - commenta il segretario regionale del Sappe Michele Lorenzo - per quanto trapela la protesta trova origine dalla richiesta di celle aperte, la scarsa qualità del cibo e il non voler accettare i controlli».
«Richieste queste - continua il Sappe - che devono essere valutate dalla Direzione ma non possiamo accettare che possano essere allentati i controlli. Basti pensare che oggi in una cella è stato rinvenuto un telefono cellulare il quale possesso è vietato. Sempre a Marassi e sempre oggi è avvenuta una rissa tra detenuti che ha costretto per uno di loro il ricovero in ospedale».
«Penso - afferma Lorenzo - che di materia per aumentare invece l'indice di controllo ce n'è abbastanza. Anche l'istituto di Sanremo non si è sottratto da cronaca di quotidiana violenza: un giovane detenuto di origine marocchina, senza nessun motivo, ha aggredito il personale di polizia penitenziaria, prima con frasi ingiuriose e provocatorie, poi sfoderando un artigianale rudimentale coltello cercando di colpire che gli si avvicinasse. Per fortuna il tutto si è concluso con il detenuto disarmato e nessuna conseguenza».
«Per questo - conclude il Sappe - è necessario l'interessamento del ministro Marta Cartabia e deve essere chiaro il messaggio: chiediamo maggiore tutela e sicurezza negli istituti della Liguria oggi maggiormente martoriata da quotidiani eventi critici e depauperata nel suo organico di polizia penitenziaria, l'attenzione alla gestione dei detenuti psichiatrici in una regione priva della Rems (strutture riabilitative per malati psichiatrici ndr.)».