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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Ilva, secondo giorno di proteste dopo la notte in fabbrica

Martedì 7 novembre secondo giorno di sciopero dei lavoratori Ilva, aderenti alla Fiom. Gli altri sindacati criticano la linea dura

Secondo giorno di protesta per i lavoratori dell'Ilva, che aderiscono alla Fiom. Dopo la manifestazione di ieri, la fabbrica resta occupata. Oggi non dovrebbe esserci corteo, confermato invece per domani dal cantiere alla Regione. Nel frattempo si allarga la spaccatura fra i sindacati, con unica la Fiom ad avere intrapreso la battaglia dura. Fim e Uilm ritengono non sia ancora il momento di alzare i toni, ma preferiscono attendere l'evolversi del tavolo di confronto a Roma.

«La Fiom ringrazia i lavoratori di Genova che con la loro iniziativa stanno mantenendo alta la mobilitazione per permettere l'avvio del negoziato per la vertenza Ilva. Per la nostra organizzazione è necessario che il ministro Calenda riveda la sua scelta di non convocare al tavolo sull'Accordo di programma tutti i soggetti firmatari. Non è sufficiente aver congelato il procedimento ex articolo 47 per avviare il confronto. La vertenza per la cessione del Gruppo Ilva non è un fatto tecnico tra governo, azienda e sindacati: è un confronto da cui dipendono occupazione, produzione industriale e risanamento ambientale». Così in una nota Francesca Re David, segretaria generale Fiom-Cgil, e Rosario Rappa, segretario nazionale Fiom-Cgil.

La posizione di Fim e Uilm nazionali

«La Fiom-Cgil genovese con un atto 'incomprensibile' ha deciso di occupare il sito Ilva di Cornigliano. Invitiamo quella organizzazione sindacale a meditare attentamente sulle conseguenze di questa azione e sulla 'concreta' partecipazione dei lavoratori genovesi rispetto a questa grave iniziativa. Infatti i delegati Fim e Uilm, in via approssimativa, ci hanno comunicato che su circa 570 presenti al lavoro hanno partecipato all'assemblea solo 200 lavoratori e 350 sono rimasti al posto di lavoro. Tutti i restanti dipendenti non presenti al lavoro (250) sono lavoratori in cassa integrazione. Una minoranza di lavoratori, quindi, ha deciso in modo unilaterale di occupare la fabbrica prevaricando la maggioranza. Un vero capolavoro di democrazia diretta tanto decantata dalla Fiom».

«Non è in discussione l'accordo di programma ma la Uilm e la Fim (la Fiom genovese se ne faccia una ragione) stanno difendendo una parte fondamentale della siderurgia italiana. Cosa che vogliamo continuare a fare (insieme alla Fiom nazionale) a partire dal negoziato che apriremo con Mittal il 9 novembre quando discuteremo del Piano industriale. In quella sede saranno affrontate le questioni inerenti le strutture produttive, gli investimenti, gli organici e la salvaguardia occupazionale. Invece di rivendicare tavoli alternativi che non esistono e isolarsi, la Fiom dovrebbe partecipare laddove si discute dei destini dei lavoratori della siderurgia e quindi anche del sito di Genova».

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