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Cronaca Viale delle Brigate Partigiane

Alla Foce la prima "casa del donatore di sangue" d'Italia

La palazzina ex Q8 diverrà la sede della struttura riservata alla raccolta: si aspetta l'ok della Sovrintendenza e lo spostamento dei richiedenti asilo che attualmente vi sono ospitati

 Nascerà nella palazzina ex Q8 della Foce, a Genova, la prima “casa del donatore di sangue”, una struttura riservata ai donatori presenti sul territorio cittadino che all’interno troveranno 12 postazioni di prelievo e tutti i servizi necessari per fare la propria donazione nel massimo della comodità.

Il progetto, voluto e promosso da Avis e Fidas, prevede che il Comune dia la palazzina in uso gratuito alle associazioni, che si occuperanno della realizzazione del centro realizzando il centro di raccolta di sangue e plasma, gli uffici, un auditorium e un parcheggio destinato ai donatori. I costi di realizzazione e di gestione saranno interamente sostenuti dalle associazioni, che potranno chiedere aiuto a sponsor per portare avanti il progetto. I lavori dovrebbero iniziare una volta ottenuto il via libera della Sovrintendenza i lavori dovrebbero iniziare, e concludersi in 3-4 anni. Prima, però, sarà necessario trovare un’altra sistemazione per la cinquantina di richiedenti asilo attualmente ospitati nella palazzina ex Q8:  «Non prevedo problemi - ha anticipato il sindaco Marco Bucci - La Prefettura si occuperà dei bandi per il ricollocamento dei richiedenti asilo, e i lavori potranno iniziare. Non so con esattezza quali saranno i tempi, ma è probabile che si parta entro la fine dell’anno».

Molto soddisfatti Rita Coreddu ed Emanuele Russo, presidenti rispettivamente di Avis e Fidas Genova: «Finalmente è stata stabilità l’assegnazione della struttura che ospiterà la casa del donatore - spiegano - Si tratta di un progetto unico in Italia, una struttura condivisa dalle nostre due associazioni che permetterà alla popolazione genovese di avere una casa tutta loro per donare mattina e pomeriggio, anche nei festivi, e dunque 7 giorni su 7».

L’obiettivo, proseguono i rappresentanti delle due associazioni, è razionalizzare le risorse e i punti di prelievo, trasformando la struttura genovese nel punto di riferimento di tutta la regione: «L’idea è applicare una nuova concezione alla donazione di sangue, secondo lo spirito del “dove serve quando serve e se serve”, e non “dove posso, quando posso, se posso”, che è quello attuale».

La Liguria sembra d’altronde la regione perfetta per iniziare un piano di “razionalizzazione” delle donazioni: «Complice l’aumento dell’età media della popolazione, e il diminuito scambio generazionale, siamo un po’ in calo con le donazioni. Ma ci stiamo impegnando su più fronti per sensibilizzare i cittadini e soprattutto i giovani tra i 18 e i 23 anni, cercando di stimolarli a donare per raggiungere l’autosufficienza regionale».

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