UDO - Guida ai videogiochi nell'Antropocene da Prisma Studio
Sabato 16 dicembre dalle 18.30 PRISMA STUDIO, ha il piacere di ospitare la presentazione di UDO, Guida ai videogiochi nell’Antropocene di Matteo Lupetti, edito da NUOVE SIDO, Collezione TEBE a cura di Vita Roberta Cantarini. Matteo Lupetti si confronterà con Carlotta Pezzolo, docente di Teoria e Metodo dei Mass Media presso l’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova.
UDO è una guida ai videogiochi, ovvero agli oggetti digitali non identificati, un manuale di avvicinamento a ciò che non è umano. I confini tra creatività umana e digitale sono sfumati, glitch e bug sono considerati vere e proprie rivelazioni, il controllo è un sogno impossibile, i videogiochi sono in realtà inconoscibili. Attraverso il pensiero di intellettuali come Donna Haraway, Timothy Morton, James Bridle e Kevin Land, UDO - Guida ai videogiochi nell’Antropocene prepara alla lettura dei videogiochi, protagonisti del nostro presente, l’Antropocene.
Matteo Lupetti, (1988) si occupa di arte, videogiochi e tecnologia, scrive per numerose testate italiane, europee e statunitensi tra cui Vice, Jacobin, Not, Doppiozero, Erogare, Gayming Magazine e Fanbyte. È rubricista per Il Manifesto, con “Margini videoludici”, e per Artribune. Fa parte della redazione della rivista indipendente meneli- que. UDO è il suo esordio editoriale. La presentazione si svolgerà nell'ambito della mostra Dall'Appartamento di Giordano Curreri, a cura di Ferruccio Giromini attualmente in corso presso Prisma Studio.
Dalla nota della curatrice:
“L’UDO nasce dalla registrazione di quella che avrebbe dovuto essere in effetti una conferenza. L’Editore mi inoltrò l’audio in cui Matteo Lupetti, per una quindicina di minuti, di- scute la definizione di videogioco come oggetto digitale non identificato e le tematiche che i sette capitoli che state per leggere/avete letto attraversano. La Collezione Tebe era allora in fase embrionale, ne stavamo costruendo gli spazi di interesse e l’immaginario. Dopo qualche mese Lupetti e io ci trovammo al tavolo di un bar di Asciano a discutere, anche, della visione che sosteneva l'impianto generale della conferenza che avevo ascoltato. Da quella conversazione (lunga e da allora ininterrotta) è stato chiaro che interessava ad entrambi far emergere esattamente quella visione, quel mondo. L’urgenza di un pen- siero e di un’azione di incontro e convergenza con tutto ciò che forma e compone questo mondo e quelli a venire. La necessità non solo di percepire i nostri limiti, ma anche di prevederne e immaginarne i superamenti possibili. La volontà di non tralasciare la materialità di questi processi, di non lasciarli al campo dell’utopia, ma avvicinarli con gentilezza a quello della progettazione, della costruzione di una narrazione o di un paesaggio. L’UDO, Guida ai videogiochi nell’Antropocene, è diventato così parte della Collezione. Matteo Lupetti indica, con precisione, spietatezza e sarcasmo “lupettiani”, cosa debba essere e fare la critica videoludica nei tempi presenti, e allo stesso tempo, erodendo ogni ansiolitico confine tra “noi” e “altro”, ci dice anche che le cose sono sempre state così e la paura non è l’unica reazione possibile. Da qui partiamo.”
Estratto dal libro
"Vorrei che venisse apprezzata l’occasione di disorientamento e riorientamento offerta da bug e glitch, la loro queerness. Potremmo vedere un videogioco, un UDO, come una complessa e stratificata collaborazione tra agenti umani e non-umani. All’interno di que- sta collaborazione, quelli che noi normalmente consideriamo errori del software, dell’- hardware o della loro interazione ne sono invece un risultato legittimo quanto ciò che viene progettato da esseri umani per essere compreso e goduto da parte di esseri umani. (...) Il millennium bug ci ha però messo forse per la prima volta di fronte a come la nostra vita pubblica e privata sia strettamente legata a strumenti digitali, e quindi influenzata e influenzabile dai loro bug e dai loro glitch. Rob Kitchin e Martin Dodge parlano di code/ space, spazicodice, spazi fisici ormai così intrinsecamente legati al codice (al software, al- l’hardware) da perdere il loro scopo in caso di malfunzionamento del codice stesso. In un mondo (anche se non vale davvero per l’intero pianeta, non vale solo per il mondo occi- dentale o per il nord globale) che vive continuamente connesso, senza più distinzione tra offline e online, tutta la Terra è ormai uno spaziocodice. Noi stess? ormai viviamo dentro un UDO. E nell’UDO, come mostrato dalle paure scatenate dal millennium bug, il bug è apocalisse. Anche nel senso etimologico del termine: il bug è apokálypsis, cioè è rivelazione.”