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Economia

Occupazione in crescita in Liguria, "ma due terzi dei nuovi assunti sono precari"

"Stiamo diventando una regione sempre più ripiegata sul terziario e che non investe su un proprio apparato produttivo", secondo Maurizio Calà, segretario generale Cgil Liguria

Le elaborazioni di Marco De Silva, responsabile ufficio economico Cgil Genova e Liguria, su dati Istat rivelano il processo in atto riferito alla riconversione dell'economia ligure, che vede l'occupazione concentrata per oltre tre quarti nei settori commercio, turismo e servizi.

"L'occupazione in Liguria cresce - spiega la Cgil - ma con tre peculiarità particolari negative: la prima è dovuta al fatto che l'incremento occupazionale è dovuto fondamentalmente ai lavoratori autonomi, +10.467 unità pari al +7,3%, mentre i dipendenti crescono solo di 6.434 unità pari al +1,4%. Questa è un'anomalia rispetto al nord ovest e alla media italiana dove invece a crescere di più sono i lavoratori dipendenti".

"Così dovrebbe essere anche in Liguria perché sul totale degli occupati liguri il lavoro dipendente è quasi i tre quarti dell'occupazione (479.579) mentre quello indipendente è molto inferiore (153.438) - commenta Maurizio Calà, segretario generale Cgil Liguria -. Questa anomalia ligure va indagata perché rischia di esserci una zona grigia dove all'interno del lavoro indipendente si cela invece lavoro dipendente mascherato".

"Un secondo campanello di allarme - prosegue la Cgil - è rappresentato dal fatto che oltre i due terzi dei nuovi assunti sono precari, condizione alla quale si aggiunge un'altra anomalia ligure, che vede la crescita del lavoro part time dal 20 al 21,2%, diminuisce nel nord e nella media italiana e un livello del lavoro a tempo determinato al 15% (dato più alto di tutto il nord ovest)".

"L'unico settore che continua a crescere è quello dei servizi. Il 78 per cento di tutti gli occupati in Liguria sono concentrati nei servizi - aggiunge Calà -. Va sottolineato il trend negativo di Savona, che, nonostante la sua area di crisi industriale complessa, perde duemila addetti nel solo comparto industriale, con conseguenze dirette sull'intera economia del territorio. I governi sull'emergenza industria a Savona sono latitanti. Si attivano solo per installare un rigassificatore, che non produce lavoro significativo".

"Stiamo diventando una regione sempre più ripiegata sul terziario - conclude Calà - e che non investe su un proprio apparato produttivo, ma rischia di essere solo a servizio di quelle regioni, che, al contrario, trainano l'economia italiana. Le responsabilità non sono solo locali ma per grande parte anche della mancanza di un'idea Paese di promozione dello sviluppo e delle politiche industriali".

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