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Cronaca

Terrorismo, ecco le foto che ritraggono a Genova il siriano arrestato

Era già sotto sorveglianza nel 2015 Mahmoud Jrad, il 23enne arrestato a Varese con l'accusa di voler partire per la Siria per unirsi alle fila dell'esercito jihadista

Seduto sulle scale in piazzetta San Carlo, a due passi da via Balbi, il cellulare in mano, intorno all’ora di pranzo: era già sotto sorveglianza ai tempi della sua permanenza a Genova, risalente agli ultimi mesi del 2015, Mahmoud Jrad, il giovane siriano arrestato mercoledì scorso su ordinanza della Procura antiterrorismo di Genova nella sua casa di Varese, dove abita con la famiglia dal 2009, con l’accusa di «associazione e arruolamento con finalità di terrorismo»

Nelle foto diffuse nelle scorse ore, il 23enne di origini siriane, fermato perché deciso a partire per la Siria per unirsi alle fila dell’organizzazione filo qaedista Jabat al Nusra, è immortalato mentre scruta il cellulare a due passi da piazza Durazzo, in cui sorge il centro culturale islamico “Al Fajer” guidato dall’imam Enes Bledar Brestha, indagato nell’ambito di un’inchiesta che ha avuto una svolta grazie al lavoro del pool antiterrorismo del capoluogo ligure.

La presenza di Jrad a Genova è dunque confermata anche da prove fotografiche, che dimostrano anche che il giovane aspirante foreign fighter era effettivamente nel mirino della Digos dopo la segnalazione da parte dei servizi d’intelligence italiani, che lo tenevano d’occhio sin dai tempi del suo primo viaggio in Siria, nel 2015: un pellegrinaggio che aveva ulteriormente radicato in lui la convinzione di tornare in patria per unirsi all’esercito della jihad.

L’arresto di Jrad, inizialmente fermato per un “rischio concreto di fugasu ordinanza del pm genovese Federico Manotti, è stato convalidato lo scorso 6 agosto: il gip di Varese, Anna Giorgetti, non ha creduto ai suoi proclami di innocenza e ha ritenuto non soltanto troppo alto il pericolo di fuga, ma anche fondati i gravi indizi di colpevolezza a suo carico, firmando così anche il suo trasferimento nel carcere di Rossano, in Calabria.

E nell'attesa di sottoporlo a nuovi interrogatori, il filone d’indagine genovese prosegue, concentrandosi sui tre imam che per gli inquirenti avrebbero accolto e dato rifugio a Jrad, completando il suo processo di radicalizzazione: oltre a Brestha nel registro degli indagati ci sono anche Mohamed Naji, guida spirituale del centro di preghiera di vico Amandorla, e Mohamed Ali Othman, referente della sala di preghiera di via Castelli, a Sampierdarena, quella in cui gli investigatori ritengono si riunissero gli islamici più radicali.

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