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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Terrorismo: siriano fermato dalla Polizia di Genova, indagati anche tre Imam liguri

Perquisizioni e sequestri in luoghi di culto del centro storico e di Rapallo, gli stessi che avrebbero accolto e indottrinato ulteriormente Mahmoud Jrad, 23 anni, residente a Varese

Un profondo conflitto interiore che l’ha spinto a rifugiarsi nell’Islam più radicale, a cercare conforto nel lato più estremo di una religione che in Italia, paese in cui è arrivato a 20 anni per ricongiungersi con il padre, non vedeva abbastanza rispettata. Neppure dai familiari, la madre, le due sorelle e i fratelli, pur musulmani osservanti, con cui è arrivato più volte a scontrasi per la volontà di partire per la Siria e combattere nelle fila dell’esercito jihadista: Mahmoud Jrad, 23 anni, è stato fermato questa mattina a Varese, dove abita dal 2013, nel corso di un’operazione condotta dalla procura anti terrorismo di Genova e dagli agenti della Digos di Genova e Varese, che lo tenevano d’occhio ormai da tempo dopo una segnalazione da parte dei servizi di intelligence.

Il fanatismo di Jrad, e le sue difficoltà nell’integrarsi in una società di cui non riusciva proprio ad accettare usi e costumi, avevano attirato l’attenzione dei servizi segreti già nel 2015, quando il giovane era partito per un primo viaggio in Siria, da cui era tornato ancora più convinto di volere unirsi al combattimento nelle fila di Jabat al Nusra, il “Fronte del soccorso al popolo di Siria”, organizzazione filo qaedista responsabile anche del rapimento di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due cooperanti italiane liberate nel gennaio del 2015 dopo sei mesi di sequestro.

Ed è proprio in concomitanza con il ritorno dalla Siria, dove è nato nel settembre del 1993 nella città di Idlib (uno dei fortini di Jabat al Nusra), che il cammino di Jrad incrocia quello di alcuni esponenti della comunità musulmana genovese: forse frustrato dalla mancanza di comprensione dei familiari, che hanno da subito osteggiato la sua volontà di arruolarsi nell’esercito jihadista, e della comunità musulmana del Varesotto, il giovane arriva a Genova, dove rimane per due settimane frequentando i centri di preghiera di piazza Durazzo e vico Amandorla in centro storico, di via Castelli a Sampierdarena e di via Cereghetta, a Rapallo.

Qui, sospettano gli inquirenti, il giovane avrebbe trovato terreno fertile per i suoi piani, accolto e appoggiato da almeno 5 persone, 3 Imam e 2 figure di spicco nella comunità musulmana genovese che in mattinata sono stati ufficialmente iscritti nel registro degli indagati per “partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo anche internazionale”. La stessa accusa che pende sulla testa del 23enne siriano e su quella del fratello minore, che, pur meno convinto rispetto a lui, avrebbe dovuto accompagnarlo in Siria, forse per vigilare per quanto possibile su di lui. 

Per i 6 indagati sono scattate perquisizioni domiciliari e personali, con ispezioni anche nei luoghi di culto del capoluogo ligure e il sequestro di documentazione cartacea, smartphone e computer che il pool anti terrorismo, coordinato dal sostituto procuratore Federico Manotti, sta passando al vaglio in queste ore, mentre Jrad attende la convalida dell’arresto nel carcere di Varese.

Su di lui pende anche un altro capo d’accusa, quello di “tentativo di arruolamento”, in virtù di una legge (l’art. 270 quater del codice penale) che dal 2015 rende perseguibile anche chi si propone per entrare a far parte di un’organizzazione con scopi terroristici. Non risultano, ha sottolineato il procuratore generale Francesco Cozzi, piani per mettere a segno attentati o dare il via ad azioni violente su territorio italiano o europeo: lo scopo del 23enne era, al momento, soltanto quello di andare in Siria e arruolarsi, un proposito che secondo gli inquirenti avrebbe attuato nel giro di pochissimo tempo e che ha spinto al procura a emettere un provvedimento di fermo: troppo concreto il “pericolo di fuga”, troppo radicato il giovane, eccessivo il rischio.

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