Il comitato Pegli Bene Comune si scaglia contro la fabbricazione dei cassoni della diga a ponente
Viabilità, ambiente e salute sono le principali questioni segnalate dai cittadini del comitato che lanciano il grido di allarme: "Scenario devastante per il ponente genovese, un territorio che ha già dato"
"Ci vogliono trasformare in un cementificio di proporzioni e dimensioni mai viste": è questo il grido di allarme del comitato Pegli Bene Comune, che si schiera contro l'ipotesi di realizzare a ponente i grandi cassoni per la diga di Genova.
"Si parla di sette milioni di tonnellate di materiale pietroso da trasportare e montare nell'area del cosiddetto Sesto Modulo, ossia l’estrema propaggine del porto di Pra' verso Pegli. Tutto questo - scrivono i membri del comitato in una nota - per realizzare i 104 cassoni che diventeranno la nuova diga di Genova, cassoni la cui realizzazione dovrebbe iniziare entro pochi mesi".
Il comitato è preoccupato su più versanti: il primo è quello della viabilità, con il transito di centinaia di camion, e di conseguenza viene subito dopo quello dell'ambiente ed economico, con la possibile svalutazione delle case. "Con il loro carico riempirebbero di smog e polveri i quartieri del ponente, ancora una volta a scapito della salute di chi vi abita, con evidenti conseguenze anche sul valore degli immobili. Non essendo possibile il trasporto via mare, i materiali arriverebbero su strada, col risultato di peggiorare la già problematica viabilità del ponente già vittima del traffico cittadino e reduce dal crollo del ponte Morandi, e di inquinare ulteriormente l’aria di quartieri che, da decenni, sono gravati da numerose attività industriali e servitù cittadine. Senza contare poi l’impatto visivo in termini di oscuramento dei nostri litorali, vista l'altezza dei singoli manufatti".
Insomma i membri del comitato non ci stanno e si dicono pronti a reagire al più presto, ricordando di aver già avuto la forza - nel 2013 - di raccogliere 7.000 firme contro l'ipotesi di prolungamento verso Pegli e Voltri della diga foranea del porto di Pra'. La richiesta fatta ad Autorità portuale e alle istituzioni cittadine è di individuare una sede alternativa e non impattante, senza coinvolgere "un territorio che ha già dato".