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Cronaca

'Chi nu cianze nu tetta', Papa Francesco cita il proverbio genovese

Il Pontefice si è rivolto in dialetto ai cresimandi genovesi presenti a Roma

'Chi nu cianze nu tetta’. Papa Francesco si è rivolto ai cresimandi  genovesi presenti a un incontro a Roma con il tipico detto genovese traducibile in 'chi non piange non ottiene nulla'.

Un simpatico siparietto che ha regalato un sorriso ai tanti presenti. "Anch’io - ha poi detto - ho avuto un papà genovese e so cosa vuol dire".

"Un messaggio emozionante e molto simpatico - ha commentato il presidente di Regione Liguria - rivolgendosi ai ragazzi dalla 'Papamobile' li ha invitati a essere generosi, al contrario di quello che generalmente si dice degli abitanti di Genova. La nostra comunità ama Bergoglio che è già stato a Genova nel 2017, e oggi rinnoviamo l’invito a ritornare da noi e riabbracciare la nostra città anche per visitare le neo nato museo dell’Emigrazione che raccoglie i nomi delle persone che sono partite da Genova per le Americhe, tra cui i genitori di Bergoglio, Maria Sivori e Jorge Mario". 

Il testo completo del messaggio del Papa ai cresimandi genovesi

"Buongiorno e grazie tante, grazie tante di questa visita!

Mi scuso del ritardo, vi ho fatto aspettare 35 minuti, scusatemi ma grazie della visita. Io sentivo il rumore ma non finivo le cose che si dovevano fare prima, un po’ di fretta. Grazie!

L’Arcivescovo ha detto che voi siete cresimandi e cresimati. Coloro che hanno fatto la Cresima alzino la mano! Ah, va bene, non se ne sono andati, perché dicono che la Cresima è il “sacramento dell’addio”. Il ragazzo fa la Cresima e se ne va dalla Chiesa, è vero questo o no? [rispondono: no!]. No, va bene, questa è una grande cosa, rimanere. Perché con la forza della Cresima si va avanti, si va avanti non solo nella Chiesa, ma nella propria vita, di ognuno di noi, perché la Cresima ci prepara per diventare buone persone, buoni cittadini, buoni cristiani. Avanti con questo.

E una cosa che mi viene, una parola: “conservare”. Perché la Cresima è un dono e dobbiamo conservare il dono, curare il dono, capito? Questo dono non dobbiamo metterlo nel cassetto, no: conservarlo nel cuore.

E come si conserva? Prima di tutto con la preghiera, chiedendo al Signore che ci dia la forza di andare avanti, che conservi questa forza dello Spirito Santo che abbiamo ricevuto tutti noi. E pregare sempre, perché il Signore ha detto che se tu chiedi, ti darò. Ma a volte noi non chiediamo. Noi ci dimentichiamo di chiedere, di pregare, e noi sappiamo che “chi non piange non tetta” [proverbio genovese], lo sappiamo bene! Così, dobbiamo pregare e insistere perché il Signore ci ascolti e ci dia la forza di andare avanti.

E la seconda cosa è l’amicizia fra voi, perché nella Chiesa noi non siamo “io solo”, io e Dio, no, siamo tutti noi, in comunità. Questa bella gita che state facendo, questa è una cosa che vi aiuterà ad andare avanti. Coraggio e avanti, cioè preghiera e comunità, vita comunitaria. Capito? [rispondono: sì!] Sicuro? [rispondono: sì!]

E essere generosi, la generosità di darci, ognuno di noi, alla comunità, all’altro. Dicono che la generosità non è una virtù genovese, non so… Ma questa è la generosità dei soldi: sono tirchi - dicono - i genovesi; anch’io dalla parte materna ho sangue genovese, capisco bene… Ma generosi, generosi sempre. Aiutare gli altri e vivere in comunità. Preghiera, andare avanti in comunità e generosità. Capito? [rispondono: sì!].

Adesso due cose. La prima vorrei dare la benedizione a tutti voi, e preghiamo prima la Madonna, tutti insieme.

[recita dell’Ave Maria e benedizione]

Seconda cosa, non dimenticatevi di questa gita, così comunitaria, di fraternità, di amicizia. Avanti con l’amicizia! Avanti come fratelli e sorelle, come buoni amici! Buona gita e grazie della visita, e scusatemi dei 35 minuti!"

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