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Cronaca

Carcere di Marassi, detenuto si toglie la vita in cella

La Uilpa: "Sono 15 gli episodi da inizio anno, tra sovraffollamento e carenza di personale il carcere ha perso la sua funzione, il governo deve intervenire"

Un detenuto si è tolto la vita nel carcere di Marassi. A denunciare l'accaduto è Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria. "Ormai nelle carceri si attende solo di scoprire dove, ma non si arresta quella che sta diventando una vera mattanza a opera di un sistema criminogeno, disorganizzato e disfunzionale.  Il 15esimo detenuto che dall’inizio dell’anno si è tolto la vita è spirato all’ospedale San Martino nel pomeriggio di giovedì 8 febbraio. Un paio di giorni prima aveva tentato l’impiccagione in cella dopo aver manomesso la serratura del cancello per ritardare l’intervento della Polizia penitenziaria. Aveva 28 anni, era originario del Marocco e avrebbe finito di scontare la pena tra tre mesi". 

Secondo il segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria De Fazio in Italia ci sono molti problemi relativi alla capienza delle carceri e alla mancanza di personale: "Abbiamo 12mila detenuti in più rispetto ai posti effettivamente disponibili - spiega - e 18mila agenti del corpo di polizia penitenziaria in meno. Abbiamo disorganizzazione, deficienze sanitarie, strutture fatiscenti, carenza di strumentazioni ed equipaggiamenti, motivo per cui nelle carceri proliferano malaffare, violenze di ogni genere, risse e aggressioni agli operatori. Così sono ormai l'esatto contrario di quello che dovrebbero essere. Non chiediamo né la cancellazione dei reati o delle pene né l’abrogazione del carcere, vorremmo ‘semplicemente’ che i penitenziari fossero funzionali al dettato costituzionale e fossero luoghi di legalità e giustizia utili alla società e persino all’economia e non discariche sociali nelle quali si buttano via pezzi di umanità e, per giunta, risorse pubbliche".

"Al di là di ogni strumentale polemica politica - conclude il sindacalista -, poiché lo stato attuale delle carceri deriva da decenni di pressapochismo e malgoverno attribuibili, pressoché senza soluzione di continuità, a tutte le maggioranze parlamentari che si sono succedute, occorre fermare la strage in atto e dare respiro al Corpo di polizia penitenziaria ormai stremato. L’esecutivo vari immediatamente un decreto carceri per consentire cospicue assunzioni straordinarie, con procedure accelerate, nella Polizia penitenziaria e negli altri profili professionali e il deflazionamento della densità detentiva pure attraverso una gestione esclusivamente sanitaria dei detenuti malati di mente e percorsi alternativi per i tossicodipendenti. Il Parlamento approvi altresì una legge di delegazione per la riforma complessiva del sistema d’esecuzione penale, la riedificazione del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità e la reingegnerizzazione del Corpo di polizia penitenziaria.

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