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Cronaca

Morti sul lavoro: 28 in Liguria nel 2021, 11 a Genova

I dati dall'osservatorio Vega Engineering: la nostra regione passa dalla zona gialla all'arancione per il rischio di morte

Da gennaio a dicembre 2021 i morti sul lavoro sono stati 28 in Liguria, undici nella città metropolitana di Genova, otto a Savona, sette a Imperia e due a La Spezia. Un dato che fa passare la nostra regione dalla zona gialla a quella arancione per il rischio di morte, secondo la mappa delle regioni in cui è più pericoloso lavorare, elaborata dall'osservatorio Vega Engineering.  

La pandemia ci ha obbligati da diversi mesi a vivere l'Italia 'a colori'. Ma ci ha anche insegnato che i colori possono raccontare l'emergenza in modo più semplice ed efficace. Per questo l'Osservatorio sicurezza sul lavoro Vega Engineering di Mestre - che da oltre un decennio elabora indagini statistiche sulle morti bianche nel nostro Paese - ha deciso di utilizzare gli stessi colori per descrivere in modo più leggibile e incisivo le tragedie che si consumano nella quotidianità lavorativa. Si tratta, dunque, di una zonizzazione sulla base della mortalità rispetto alla popolazione lavorativa, parametrata su un'incidenza media nazionale (Im=42,5).

Per quello che riguarda la nostra regione, inserita in zona arancione, il dato è superiore alla media nazionale e si stanzia a 46,6, passando a Genova siamo invece a 33,3.

A finire in zona rossa al termine del 2021 con un’incidenza maggiore del 25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 42,5 morti ogni milione di lavoratori) sono: Puglia, Campania, Basilicata, Umbria, Molise, Abruzzo e Valle D’Aosta. Seguono in zona arancione la nostra Liguria (un peggioramento rispetto al rapporto precedente), Trentino Alto Adige, Piemonte, Marche, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna. In zona gialla Lazio, Sicilia, Veneto e Sardegna e infine in zona bianca Lombardia, Toscana e Calabria.

Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio sicurezza sul lavoro Vega Engineering di Mestre commenta: "Il 2021 si chiude con un tragico bilancio per le morti sul lavoro. Sono 1221 le vittime. E, purtroppo, siamo consapevoli come in questo drammatico bilancio restino fuori molti altri decessi. Quelli che appartengono all’economia sommersa e tutti i lavoratori che non sono assicurati Inail. Ma, come teniamo sempre a precisare, i numeri non definiscono l’emergenza nel Paese. È infatti l’indice di incidenza della mortalità - cioè il rapporto degli infortuni mortali rispetto alla popolazione lavorativa, che a livello nazionale nel 2021 è pari 42,5 infortuni mortali ogni milione di occupati - a descrivere correttamente e obiettivamente l’emergenza, regione per regione. Ed è così che la Lombardia - che conta il maggior numero di vittime in Italia, ma anche il maggior numero di persone occupate - è anche quella più sicura, perché l’incidenza di mortalità, pari a 26,3, è la più bassa d’Italia".

I numeri assoluti delle morti sul lavoro in Italia

Diversa infatti è la geografia dell'emergenza quando si leggono i numeri assoluti. A guidare la classifica del maggior numero di vittime in occasione di lavoro è la Lombardia (116). Seguono: Campania (111), Piemonte (92), Lazio ed Emilia Romagna (85), Veneto (78), Puglia (75), Toscana e Sicilia (48), Abruzzo (38), Marche e Liguria (28), Friuli Venezia Giulia (27), Trentino Alto Adige (24), Umbria (23), Sardegna (19), Basilicata (16), Molise (15), Calabria (14) e Valle D’Aosta (3).

Nel 2021 sono 1.221 le vittime sul lavoro registrate in Italia; di queste, sono 973 (- 8 % rispetto al 2020) quelle rilevate in occasione di lavoro, mentre 248 (+ 16 % rispetto al 2020) sono quelle decedute a causa di un incidente in itinere. A fine 2020 le vittime totali erano 1.270 (49 in più del 2021), ma il confronto tra i due anni deve tener conto del contributo dato dagli infortuni mortali connessi con il covid, che si possono stimare in circa il doppio nel 2020 rispetto al 2021.

Per quanto riguarda l’andamento mensile, a fine dicembre 2021 si registrano 105 vittime in più rispetto a fine novembre 2021.

Ed è il settore delle Costruzioni quello che nel 2021 ha fatto più vittime in occasione di lavoro: sono 127, seguono attività manifatturiere (109), trasporto e magazzinaggio (97), commercio, riparazione di autoveicoli e motocicli (78).

La fascia d’età più colpita dagli infortuniù mortali sul lavoro è quella tra i 45 e i 64 anni (674 su un totale di 973). Ma anche qui, valutando il dato rispetto al numero di occupati per fascia di età, si scopre che è più a rischio il lavoratore over 65, con un’incidenza di mortalità del 155,6, mentre tra i 55 e i 64 anni l’incidenza scende a 82, tra i 45 e i 54 anni a 42,2 e tra i 35 e 44 anni a 20,2. L’incidenza di mortalità minima è nella fascia di età tra 25 e 34 anni, pari a 13, mentre nella fascia dei più giovani, ossia tra 15 e 24 anni, l’incidenza risale a 27,3 infortuni mortali ogni milione di occupati. "Questo dimostra - sottolinea Vega Engineering - che le fasce di età dei più giovani e, soprattutto dei più anziani, sono quelle più a rischio di infortunio mortale. Aspetto da tenere in considerazione vista la propensione del legislatore di posticipare l’età di pensionamento".

Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro nel 2021 sono 91 su 973 (quasi il 10%). Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro del 2021 sono 144 (circa il 15% del totale). Il lunedì continua ad essere il giorno in cui si è verificato il maggior numero di infortuni.

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