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Cronaca

Rubava nelle case, arrestato il fratellastro di Cassano

Già detenuto per altra causa, risulta tra le otto persone, raggiunte da ordinanza di custodia cautelare in seguito a un'operazione dei carabinieri di Bari

Giovanni Cassano (fratellastro dell'ex calciatore Antonio, con cui però non ha mai avuto rapporti), è stato arrestato nell'ambito di un'operazione dei carabinieri di Bari, che hanno sgominato una banda, composta da otto persone, dedita ai furti in appartamento. Giovanni Cassano, come riporta BariToday, risulta già detenuto per altra causa.

Secondo quanto emerso nel corso delle indagini, la banda studiava le vittime da colpire "in maniera scientifica", raccogliendo informazioni e cercando di ricostruirne le abitudini, per poi entrare in azione nel momento ritenuto più opportuno, svaligiando l'abitazione individuata. Così, la presunta banda sgominata oggi dai carabinieri, sarebbe riuscita a mettere a segno numerosi furti - una ventina quelli contestati, in un periodo di indagine da novembre 2020 a dicembre 2021 - tra i Comuni del Barese e la Bat.

Otto in tutto i destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare: sette uomini e una donna (di cui tre in carcere e cinque ai domiciliari), tutti baresi, residenti tra Bari e Modugno. I reati contestati sono, a vario titolo, di associazione per delinquere, furti in abitazione, furti su auto, un furto di auto, ricettazione di un'autovettura, due reati di falso (alterazione di targhe), una violazione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale.

L'indagine, denominata 'Infiniti' (dal marchio di una delle auto utilizzate per i colpi) e coordinata dalla pm Carla Spagnuolo, ha preso avvio tra novembre e dicembre 2020, in seguito a due furti commessi a Castellana Grotte e Conversano. Gli accertamenti condotti dai carabinieri della Compagnia di Monopoli hanno consentito di delineare una vera e propria "batteria" dedita ai furti in abitazione, una "organizzazione in cui ciascuno aveva un ruolo e nulla veniva lasciato al caso", come sottolineato dagli investigatori nel corso di una conferenza stampa.

Talvolta, il gruppo selezionava le proprie vittime - cercate in particolare tra persone benestanti - a partire dalle autovetture di cui queste erano in possesso. Individuato il proprietario di un'auto lussuosa, grazie a un'agenzia di disbrigo pratiche compiacente (il cui titolare è indagato a piede libero), venivano effettuate le visure necessarie a recuperare le informazioni sulla persona, per poi tentare il colpo nell'abitazione.

In altri casi, la banda cercava di recuperare informazioni sulla vittima avvicinando conoscenti (come accaduto nel caso di un commerciante derubato, sul quale il gruppo aveva ottenuto indicazioni attraverso un ignaro dipendente). Allo stesso modo, una volta recuperate le chiavi dell'appartamento o una foto delle stesse, la banda avrebbe potuto contare sulla complicità di una ferramenta (il cui titolare è ugualmente indagato), ubicata a Bari, che si sarebbe occupata, dietro un compenso di 70-80 euro, di effettuare i duplicati.

Una vera e propria "batteria" specializzata nei furti in abitazione, che mirava in particolare alle casseforti: entrando in azione munita di fiamma ossidrica, la banda sarebbe stata capace di forzarle e svuotarle in un tempo rapidissimo. Un'altra caratteristica della banda era il travestimento usato per i colpi: parrucche da donna, mascherine chirurgiche e in alcuni casi passamontagna. Talvolta, la banda agiva con auto precedentemente rubate, mentre in altri casi sarebbero state utilizzate anche auto di proprietà, ma con targhe alterate per impedire l'individuazione dei veicoli.

Il gruppo avrebbe avuto anche una struttura con dei ruoli ben definiti: la donna, ad esempio, si sarebbe occupata in alcuni casi di "intrattenere" le vittime dei colpi chiacchierando, in modo da ritardarne il rientro a casa e favorire l'azione dei complici. Tra gli episodi contestati c'è anche una tentata rapina in abitazione: in un'occasione la banda avrebbe trovato in casa i proprietari dell'abitazione, una coppia di coniugi, cercando di trattenerli con la forza per riuscire comunque a mettere a segno il colpo.

Nel corso delle indagini, gli investigatori hanno individuato una 'base logistica' della banda, ubicata al quartiere San Paolo, che sarebbe stata utilizzata per occultare i mezzi rubati, gli attrezzi da scasso e, talvolta, la refurtiva trafugata in attesa di essere avviata nei canali del riciclaggio. Nel corso delle perquisizioni eseguite durante gli arresti di questa mattina, inoltre, i carabinieri hanno rinvenuto altro materiale ritenuto riconducibile alle attività illecite degli indagati, tra cui passamontagna, chiavi passepartout, una ricetrasmittente e la somma di 110mila euro in contanti, custodita in una valigia.

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