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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Il figlio dei volontari genovesi bloccati in Sudan: "Possiamo aiutare i bambini là fuori"

I volontari sono all'interno della guest house utilizzata come ufficio da sabato mattina. L'appello del figlio di alcuni di loro sta facendo il giro del web: "Tutti i bimbi dovrebbero poter giocare"

Nella paura di questi giorni per i volontari genovesi bloccati in Sudan, sui social rimbalza il video del figlio di alcuni di loro, postato sulla pagina ufficiale dell'associazione, che spiega la situazione e lancia un messaggio: "Tutti i bambini dovrebbero giocare".

Il bambino spiega di essere da una settimana a Khartum: "Qua non è che la situazione sia bella - dice pur senza perdere il sorriso - perché c'è molta povertà. Un giorno fa mi sono svegliato come tutte le mattine e mia mamma mi ha detto di non guardare dalle finestre, perché stavano bombardando. Già che è un Paese povero, senza felicità, diventa ancora peggio".

E poi un pensiero ai suoi coetanei: "Ho visto che i bambini raccolgono la plastica per venderla, al posto di andare a scuola, e questo non è giusto. Noi possiamo aiutare quei bambini là fuori, che non hanno i soldi, da mangiare. Possiamo aiutarli raccogliendo la roba per mangiare, giocare e scrivere. Aiutiamoli il più possibile: non è giusto che loro siano nella guerra e noi possiamo giocare, dobbiamo giocare tutti".

Ma come stanno procedendo le cose in Sudan? Sempre Music for Peace oggi fa sapere su Facebook: "La calma apparente si è mantenuta fino alle 4 di questa mattina. Da quel momento sono iniziati e più forte dei giorni precedenti gli scontri. Dalla nostra postazione possiamo vedere colonne di fumo diffuse su tutta la città. Il costante sottofondo sono colpi di arma da fuoco pesante e aerei. Dalle 00:00 di ieri sera sono iniziati i razionamenti per la corrente, già supportata dai generatori. Questo per noi significa non avere acqua diretta perché le pompe di pescaggio sono ovviamente alimentate con energia elettrica. Non facciamo altro che pensare a quanto questo paese non avesse bisogno di tale situazione. Per capire le condizioni del 90% della popolazione è necessario vederlo con i propri occhi. Le persone conducono la propria esistenza largamente al di sotto della soglia minima di povertà con infrastrutture già in condizione precaria. Uomini e donne lavorano alla giornata e portano in famiglia quotidianamente i generi per sopravvivere. Terzo giorno di conflitto. Terzo giorno di mancato salario. Terzo giorno senza approvvigionamenti. Un possibile ulteriore problema potrebbe essere quello dei saccheggi su tutta l'area considerato il fatto, che come in ogni conflitto accade, i costi dei materiali di prima necessità sono triplicati". 

I volontari sono all'interno della guest house utilizzata come ufficio da sabato mattina. L'edificio è sulla linea del fronte, attestato all'altezza di Afra Mall, sull'Africa Road che porta in aeroporto, area in cui si trovano due grossi compound dei paramilitari (che sono entrati all'interno della sede dell'ong Sos Village, partner di progetto di Music for Peace).

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