"L'uomo dal fiore in bocca" apre la stagione del teatro Duse
Un testo breve e fulminante sul tema della morte (il “fiore in bocca”) che il protagonista si porta addosso; ma l’atto unico è anche una nuova riflessione sugli argomenti sempre cari a Pirandello: l’incomunicabilità tra gli esseri umani, l’uso della maschera e la relatività del reale.
"L'uomo dal fiore in bocca" ribadisce l’interesse che il regista Gabriele Lavia ha dedicato negli ultimi anni al teatro pirandelliano: Tutto per bene, La trappola, Sei personaggi in cerca d’autore. Tratto dalla novella La morte addosso, L’uomo dal fiore in bocca è un atto unico rappresentato per la prima volta nel 1922. Il testo è un colloquio fra un uomo che sa di avere solo poco tempo da vivere e uno come tanti: l’Avventore. Sovente spiato nei suoi movimenti dalla moglie, il protagonista è un uomo gravemente malato e questa sua situazione lo spinge a indagare nel mistero della vita e a tentare di penetrarne l’essenza. Per chi, come lui, sa che la morte è vicina, tutti i particolari e le cose, pur insignificanti agli occhi altrui, assumono un valore e una collocazione diversa. L’altro personaggio è un cliente del caffè della stazione, dove si svolge tutta la scena; un uomo qualsiasi, che la monotonia e la banalità della vita quotidiana hanno reso scialbo, piatto e vuoto a tal punto che il dialogo tra lui e il protagonista finisce col diventare un monologo, soprattutto quando quest’ultimo gli rivela il suo terribile segreto.