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Cronaca

Arresto per terrorismo, iniziato l'interrogatorio del 24enne che viveva a Chiavari

Yaseen Tahir, pakistano ritenuto una delle menti del sedicente gruppo "Gabar", è stato ascoltato dal giudice ma si è avvalso della facoltà di non rispondere. L'uomo, finito in manette con altre tredici persone in Italia, è accusato di associazione con finalità di terrorismo internazionale

Si è avvalso della facoltà di non rispondere Yassen Tahir, il carpentiere di 24 anni residente a Chiavari e finito in manette martedì 7 giugno a Reggio Emilia, insieme ad altre tredici persone, tutte accusate di associazione con finalità di terrorismo internazionale, nell'ambito di un'inchiesta della procura di Genova e della Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo. 

È proprio intorno alla sua figura che ruota tutto il progetto, secondo l'inchiesta della procura e digos genovesi che ha raccolto intercettazioni, video, audio, e ha tracciato spostamenti in Italia e Francia, collegamenti con altre cellule di Spagna e Grecia, documentando incontri.

"Ora bisogna andare in ogni città e trovare quelle 10 persone che mi servono... più saremo, meglio è... fammi lavorare due mesi e poi troviamo una nostra "Tana" e facciamo il gruppo Gabar qui in Italia". A parlare è Yassen, per anni residente a Chiavari con lo status di rifugiato, figura chiave di una formazione di matrice islamista, nata e cresciuta nel "brodo" del gruppo religioso radicale pakistano del "Barelvi Tlp", a sua volta considerato responsabile di numerose proteste violente contro la Francia nel 2020. Per la precisione il 25 settembre Hassan Zaher Mahmood, 27enne anche lui pachistano e con cui i 14 indagati avrebbero avuto dei rapporti, compì a Parigi un attacco nei pressi della ex sede della rivista satirica Charlie Hebdo, ferendo due assitenti di una casa dei produzione trasferitasi al posto del mensile.

Le 80 pagine dell'ordinanza cautelare nei confronti dei 14 pakistani, arrestati con l'accusa di aver creato in Italia una cellula terroristica del gruppo Gabar pronta a colpire, scorrono intorno alla figura di Yassen, ai suoi proclami e ai suoi video su Tik Tok. Uno pubblicato lo scorso giugno sul social, e che inneggia al terrore, riceve 1838 "mi piace" e 101 commenti tra cui quelli di due degli adepti alla cellula. Più volte Tahir parla della sua intenzione di realizzare qualche gesto eclatante che lo porterà in carcere per anni ma che farà parlare di sé e del gruppo Gabar.

Nei documenti si descrive poi la necessità di trovare un covo: "Fammi lavorare due mesi, poi troviamo una nostra "tana" e facciamo il gruppo Gabar qui in Italia... tra due mesi comincio a comprare armi. Rilevante, aggiungono gli investigatori, che in altri video i pakistani arrestati si mostrano con mannaie, coltelli e machete e fucili d'assalto. Tahir mette la sua immagine nel profilo della pagina Facebook del gruppo esponendosi così in modo quasi ingenuo per un terrorista ma utile ai suoi scopi.

Nelle motivazioni che hanno portato il giudice Silvia Carpanini a firmare la quattordici ordinanze cautelari si legge: "Palesi e quanto mai intense le esigenze cautelari in considerazione della gravità del reato ipotizzato e della violenza con cui il gruppo ha dimostrato di essere capace". Nei prossimi giorni, inizieranno gli interrogatori di garanzia.  

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