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Presidio contro il monumento a Giorgio Parodi: «No alla celebrazione colonialista e militarista»

"Genova che osa" e il  collettivo studentesco "Edera" organizzano un presidio di protesta sabato 22 maggio dalle ore 18 al Belvedere di via Mura delle Cappuccine

Un presidio di protesta nei pressi della statua dedicata a Giorgio Parodi, inaugurata venerdì 14 maggio al Belvedere di via Mura delle Cappuccine per celebrare la figura dell'aviatore e imprenditore vissuto tra il 1897 e il 1955. In occasione dell'inaugurazione erano arrivate a Genova anche le Frecce Tricolori, ma non erano mancate le polemiche da parte dell'Anpi per la divisa dell'aviazione fascista con la quale è rappresentato il fondatore di Moto Guzzi, che partecipò come pilota volontario alla campagna di Etiopia.

A distanza di una settimana "Genova che osa" e il  collettivo studentesco "Edera" hanno lanciato un presidio di protesta in programma sabato 22 maggio dalle ore 18 nei pressi del nuovo monumento:  «Non possiamo tollerare una simile celebrazione colonialista e militarista nella nostra città. - hanno scritto in una nota invitando i cittadini a partecipare alla manifestazione - Durante l'invasione coloniale dell'Etiopia l'aviazione fascista usò massicciamente gas chimici per colpire la popolazione civile, scatenare il panico e piegare la resistenza dell'esercito etiope che stava resistendo all'avanzata. La statua di Giorgio Parodi, ritratto con quella divisa e salutato dall'aviazione italiana, rimuove completamente quegli atti criminali e invece che celebrarlo come cofondatore delle celebri "Moto Guzzi" lo ricorda per le sua azioni militari. Non possiamo dimenticare la storia, tantomeno rimuovere una delle pagine peggiori del fascismo italiano. Per questo vogliamo ricordare i bombardamenti chimici dell'aeronautica sulla popolazione civile e appendere dei cartelli che riportino quella statua nel giusto contesto: una aggressione razziale e colonialista al popolo etiope. Nulla celebrare, tutto da condannare».

«Appare chiaro - hanno aggiunto gli organizzatori - che la narrazione proposta di questo personaggio è quella di un uomo che, per citare Giovanni Toti, “ha inventato e fondato un pezzo di storia italiana con il suo talento, la sua intraprendenza, e il suo genio creativo”, tutto vero potremmo dire, ma il modo in cui il Comune sceglie di rappresentarlo è emblematico di quella controcultura alla quale preferiamo metterci nettamente in contrasto»

«Giorgio Parodi - proseguono gli organizzatori - viene rappresentato in alta uniforme, distorcendo il ritratto che ne viene decantato di astuto imprenditore, per esaltare, invece, la natura bellica della sue scelte di vita. Non è assolutamente la prima volta che vengono fatte scelte di questo tipo, insieme al caso del porticciolo di Nervi, questo è solo più recente ed eclatante. Non ci stupisce quindi che ancora una volta le istituzioni abbiano permesso una celebrazione di questo tipo. Questo si configura perfettamente in quella deformazione storica che evita di condannare il nostro passato colonialista e fascista attraverso tutta una serie di scelte politiche che, al contrario, lo vogliono coscientemente celebrare. È infatti innegabile che il nostro paese non abbia mai fatto i conti con il suo passato o che comunque abbia scelto di non rinnegarlo nel modo corretto, incidendo profondamente nella mentalità collettiva. Non solo la toponomastica delle città è spesso vittima di questa tendenza, ma la mancata revisione critica del passato italiano si riflette negli aspetti più disparati della vita quotidiana e del nostro tessuto sociale».

Secondo gli organizzatori del presidio: «La scelta di rappresentare Parodi in divisa è a tutti gli effetti una scelta politica che rientra perfettamente in tutta una serie di politiche mirate a conservare una narrazione positiva di periodi storici estremamente negativi, intaccando profondamente la memoria storica collettiva, fondamentale per evitare che accadano nuovamente determinati avvenimenti storici e, come direbbe Primo Levi, fondamentale per “nutrire le coscienze”. A questo proposito a settembre 2020 abbiamo iniziato una campagna di sensibilizzazione e recupero della memoria storica chiamata “se le strade parlassero” in cui abbiamo individuato nella nostra città ciò che è stato intitolato a personaggi o avvenimenti storici di epoca fascista e\o celebrative del colonialismo europeo. La nostra campagna non ha l’intento di abbattere semplicemente questi simboli quanto di aggiungere informazioni ad essi che possano contestualizzarli per ciò che davvero rappresentano. Riteniamo che abbattere o cancellare ciò che celebra un passato anche negativo non ne cambi le sorti ne risarcisca le sue vittime. Dobbiamo quindi informarci e fare chiarezza su questi temi, perché i simboli di un passato negativo possano istruire la nostra memoria collettiva. Per questo motivo questa nuova intitolazione va contrastata con forza e decisione, cosi che mai celebrare il nostro passato colonialista e fascista possa essere normalizzato o socialmente accettato».

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