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Occupazione al liceo Klee, gli studenti: "No al modello scuola-azienda"

Gli studenti nella succursale di Salita delle Battistine in auto gestione. Le ragioni che sostengono questa decisione includono il rifiuto del modello scuola-azienda e la volontà di esprimere solidarietà al popolo di Gaza

Dopo l'autogestione del Fermi, parte quella della succursale del liceo artistico Klee di salita delle Battistine. Da ieri mattina, lunedì 5 febbraio, gli studenti dell'istituto di Castelletto hanno esposto uno striscione dalle finestre per dare inizio a un periodo di autogestione con attività di studio complementari e alternative alla didattica, con tanto di cineforum e stage.

Un blocco delle lezioni con presa di possesso, anche notturno, dei locali dell'Istituto. "Si tratta di un grande momento di riflessione e di incontro anche sulle tematiche della politica in prima pagina - riferiscono i ragazzi - dagli armamenti e alla partecipazione dell’Italia negli scenari bellici mondiali e la necessità di stanziare ulteriori fondi pubblici nei settori dell'istruzione e della sanità".
E per motivare la scelta hanno diffuso una nota: "In una scuola che uccide, in uno Stato che tramite le Istituzioni impone, abbiamo sentito necessaria un’azione diretta - spiegano in un lungo comunicato gli studenti -, un'azione che non miri ad un cambiamento ristrutturato, ma alla creazione di un nuovo modello. Questo modello di scuola, quello attuale, sempre più vicino all’industria, sta portando alla disfatta di un’intera generazione; ci impongono il lavoro ancora prima di uscire dalla scuola, ci vogliono schiavi, vogliono insegnarci a stare in silenzio e a lavorare".

Aggiungono gli studenti: "Due anni fa sono stati uccisi tre nostri coetanei, studenti, morti durante l’alternanza scuola-lavoro. Noi, come loro, siamo vittime di questo sistema corrotto che riflette al profitto delle proprie tasche, ci vogliono ignoranti; tramite il controllo dei media, ci negano gli spazi, abbiamo assistito quest’anno nel giro di pochi mesi a tre sgomberi, quello dello Zapata, quello della Terra di Nessuno e quello della Veranda di Oregina, ed ora anche alle minacce alla Buridda. Levandoci i nostri spazi puntano a limitare la possibilità di auto-formarci, di prendere iniziative, gli sgomberi forzati come questi nascono con l’intenzione di “correggere” l’opposizione, ammazzandola. Questa occupazione è in nome di tutti gli oppressi, tutti coloro a cui viene negata la libertà di esprimersi, la libertà di esistere. Questa è un’occupazione che nasce anche in solidarietà di chi è privato della possibilità di studio, a causa di un padrone troppo ingordo cui l’unico interesse è quello finanziario. Intanto a Gaza (e non solo) il popolo muore, tra sangue e sofferenza. Questa città che tramite università e porti stilla accordi con le attività israeliane, con il terrorista NATO e con i produttori d’armi è complice di questo genocidio. Non vogliamo più vedere i nostri porti trafficati da armamenti, i mercati della morte prima di arrivare a destinazione passano attraverso i nostri porti qui a Genova, esprimiamo solidarietà e complicità a tutti i compagni del porto che combattono contro questo smercio, che è morte. Questo Stato ha preso una posizione ben precisa nei confronti di questo conflitto, ebbene, vogliamo farlo pure noi, come già fatto dallə compagnə dell’occupazione di Balbi; se gli studenti e le studentesse gazawi non possono studiare, anche la nostra scuola si fermerà".

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