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Cronaca Borzonasca

Morte Roberta Repetto, si avvicina il processo d'appello. La famiglia: "Fiducia nelle istituzioni"

Martedì 11 luglio la prima udienza, in primo grado sono stati condannati per omicidio colposo il 'santone' Paolo Bendinelli e il medico bresciano Paolo Oneda, assolta invece la psicologa Paola Dora

Prosegue la vicenda giudiziaria relativa alla morte di Roberta Repetto, 40enne uccisa dalle metastasi di un tumore dopo l'asportazione di un neo sul tavolo della cucina del centro Anidra di Borzonasca, curata per due anni con tisane zuccherate e meditazione. È prevista infatti per martedì 11 luglio la prima udienza del processo in Corte d'Assise d'appello, dopo il ricorso presentato dal sostituto procuratore Gabriella Dotto. In primo grado il 'santone' Paolo Bendinelli e il medico bresciano Paolo Oneda sono stati condannati per omicidio colposo a tre anni e quattro mesi. Pene più leggere rispetto alle richieste del pm (16 e 14 anni), che ripropone l'omicidio volontario in concorso e, per Bendinelli, anche le accuse di maltrattamenti, violenza sessuale e circonvenzione di incapace. In primo grado è stata assolta Dora, accusata di omicidio volontario, per la quale erano stati invece chiesti dieci anni. Martedì 11 luglio inizierà anche il processo ordinario per Maria Teresa Cuzzolin, ex legale rappresentante del Centro Anidra di Borzonasca finita sotto indagine e accusata di circonvenzione d'incapace per via delle ingenti donazioni di denaro effettuate da Roberta Repetto a beneficio del Centro. Il processo era stato rinviato lo scorso mese di gennaio, in attesa della pubblicazione delle motivazioni della sentenza relativa alla condanna di primo grado con rito abbreviato.

La morte di Roberta Repetto

Roberta Repetto, 40 anni, agente immobiliare e insegnante di yoga, è morta stroncata dalle metastasi di un melanoma il 9 ottobre 2020. Dopo un' agonia durata due anni. Nel 2018 era stata operata per togliere un neo su un tavolo da cucina in una delle stanze del centro olistico Anidra di Borzonasca, senza anestesia né esami né terapia post operatoria, era poi stata tranquillizzata che i dolori provati erano conseguenza di una 'purificazione spirituale', da curare con meditazione e tisane. Dopo un anno e mezzo era stata ricoverata, in condizioni disperate, all'ospedale San Martino per una gravissima forma di melanoma (un tumore della pelle) ormai in metastasi. Purtroppo non c'era più nulla da fare. 

Il commento della famiglia Repetto

La famiglia Repetto, a pochi giorni dall'inizio del processo di appello, sottolinea: "Abbiamo piena fiducia nelle Istituzioni, sperando che Roberta ottenga finalmente la giustizia che merita e che gli imputati vengano condannati per i reati a loro contestati".

Come era finito il processo di primo grado

Il processo di primo grado, come detto, si era concluso con la condanna del 'santone' del centro olistico Paolo Bendinelli e del medico bresciano Paolo Oneda a tre anni e quattro mesi ciascuno per omicidio colposo mentre la psicologa Paola Dora era stata assolta. Il pubblico ministero aveva chiesto 16 anni per Bendinelli, 14 per Oneda e 10 per Dora accusandoli di omicidio volontario, il giudice aveva ridimensionato le responsabilità nella sentenza di primo grado, prendendo in considerazione la colpa, ma non il dolo. "Non vi sono riscontri in atti - ha scritto il giudice nelle motivazioni della sentenza - circa il fatto che i due imputati si fossero rappresentati la morte di Roberta Repetto come probabile evento successivo all’iniziale condotta di asportazione del neo. Seppur vi sia stata una incredibile sottovalutazione del rischio da parte dei due imputati, nonostante i ripetuti segnali provenienti dalla Repetto circa le sue condizioni di salute, i sintomi che la stessa mostrava non potevano in alcun modo far pensare che la stessa sarebbe deceduta in conseguenza dell’asportazione del nevo, anche in considerazione del fatto che Roberta Repetto, fino al momento del ricovero in ospedale, ha continuato regolarmente tutte le molteplici attività nelle quali era impegnata". 

Bendinelli era anche accusato di violenza sessuale, ma in primo grado è stato assolto. Si legge ancora nelle motivazioni della sentenza: "Non si è in grado di individuare i singoli episodi di violenza sessuale che si intenderebbe addebitare all’imputato, limitandosi a collocare la condotta criminosa in un lasso temporale del tutto indeterminato che, di fatto, non consente all’imputato stesso neppure di individuare in maniera specifica i fatti che gli vengono addebitati con conseguente violazione del principio di specificità dell’addebito penale". Il giudice ha rilevato che nei diari personali di Repetto emerge come la stessa non avesse partecipato "ai lavori sulla sessualità in maniera continuativa" e siano presenti interruzioni volontarie in diverse occasioni, anche per lunghi periodi: "Proprio la circostanza che la donna scegliesse liberamente se e quando interrompere i predetti incontri - ha scritto ancora il giudice nelle motivazioni - insinua il dubbio circa l’effettivo condizionamento di Bendinelli nel condurla a compiere atti sessuali. Dal contenuto dei diari non sembra emergere, al di la’ di ogni ragionevole dubbio, l’inconsapevolezza della donna di aderire alle pratiche sessuali".

Assoluzione anche per il reato di circonvenzione d'incapace per il quale Bendinelli era imputato in concorso con Teresa Cuzzolin, ex legale rappresentante del Centro Anidra di Borzonasca per la quale il processo con rito ordinario inizierà, come detto, l'undici luglio. Secondo il giudice anche in questo caso "non è stato dimostrata, al di la’ di ogni ragionevole dubbio, una stretta correlazione tra la soggezione che la Repetto aveva nei confronti del Bendinelli e gli atti da lei compiuti di elargizione economica. In altre parole, non è sufficiente una situazione di 'dipendenza psicologica' della vittima, se non si prova, in modo rigoroso, un abuso della stessa da parte del soggetto abusante che conduca, come diretta conseguenza la persona offesa a compiere atti per lei pregiudizievoli". Sui 120mila euro che Repetto ha versato nel tempo non è quindi stato dimostrato che "non abbia liberamente deciso di offrire supporto economico al Centro Anidra e che non abbia dedicato buona parte del suo tempo al miglioramento di tale struttura, al di la’ di un’attività di mera persuasione che ci potrebbe essere stata ma che è cosa diversa - secondo il giudice - rispetto ad un comportamento che riduce o limita la capacità di autodeterminazione della persona offesa".

L'impegno dell'associazione 'La pulce nell'orecchio'

Da oltre due anni la famiglia Repetto, con in prima linea la sorella Rita, porta avanti la battaglia per avere giustizia, abbinandola a progetti per sensibilizzare l'opinione pubblica e le persone sui rischi della violenza psicologica di tipo settario. Un impegno iniziato attraverso una pagina Instagram (@la_pulcenellorecchio) e recentemente formalizzato con la nascita di un'associazione che porta avanti diversi progetti. Con 'La pulce nelle scuole' i meravigliosi acquerelli di Roberta Repetto sono diventati segnalibri che vengono donati agli studenti e che contengono un elenco dei segnali comportamentali che devono far suonare un campanello d’allarme nelle famiglie, attraverso 'Una pulce nel disegno' sono invece diventati copertine di libri che contengono all'interno una frase: 'In ricordo di Roberta Repetto e di tutte le donne vittime di omicidio'. Nelle scorse settimane otto di questi volumi sono stati presentati anche al Salone del Libro di Torino. 

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