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Costume e società

I 9 problemi che dovrai affrontare se hai l’accento genovese

È il dialetto associato alla lamentela, al mugugno, agli anziani che disquisiscono davanti al cantiere, alla “torta di riso finita”: ecco alcuni luoghi comuni a cui il ligure deve far fronte

Il dialetto genovese, in generale quello ligure, ha dei tratti inconfondibili, legati a luoghi comuni e cultura popolare. È il dialetto associato alla lamentela, al mugugno, agli anziani che disquisiscono davanti al cantiere, alla “torta di riso finita”. Ma è anche il dialetto delle canzoni di De André e dei film di Gilberto Govi. Resta il fatto che ogni ligure deve prepararsi a una serie di “problemi” che potrebbe trovarsi davanti ogni volta che apre bocca. Eccone 9, elencati con ironia da un articolo del Cosmopolitan.

  1. Il genovese è riconoscibile sempre, non per variazioni di consonanze o vocali come avviene in altri dialetti, ma per la sua inconfondibile cantilena, la cocina
  2. Questa cantilena si sente sempre, anche quando siamo all’estero e ci cimentiamo a parlare inglese, francese o tedesco. “Gli unici che non se ne accorgono sono i portoghesi: e ti credo, la cocina l’abbiamo presa da loro dopo secoli di colonizzazione” si scherza nell’articolo
  3. Il non ligure che sente un ligure parlare ha l’impressione di essere davanti al Gabibbo, oppure a Luca Bizzarri, Beppe Grilo, Maurizio Crozza
  4. È normale che a un genovese venga chiesta la traduzione o l’interpretazione dei testi di De André. Al primo posto in assoluto: Creuza de mâ
  5. Ovunque ci si ritrovi, in Italia come all’estero, si incontrerà sempre un “ligure della domenica”, che racconterà di avere conoscenze o ricordi in Liguria e ne parlerà con tono nostalgico o sollevato
  6. Le amicizie tra liguri di diverse città non funzionano: chi vive in una città di mare non si sposterà da un’altra parte per fare il bagno con gli amici, ma continuerà a ripetere “Ho il mare sotto casa”
  7. Il ligure, abituato alla “torta di riso finita” si stupirà sempre che in altre regioni si può ancora pranzare alle 14, che il caffè è sempre accompagnato da un bicchiere d’acqua oppure che, quando si chiedono indicazioni per strada, la gente ti accompagna fino alla meta
  8. In Liguria si continua a dire “andiamo a spiaggia”: anche se tutti sono consapevoli che sia sbagliato, si tratta di un’espressione troppo radicata, di cui è impossibile liberarsi
  9. Ultimo della lista ma ovviamente non per importanza: belin. “Il belin non conosce frontiere” scrive il Cosmpolitan. Non si può nascondere che sia una parolaccia, ma ormai si è trasformato in un innocuo intercalare, il più democratico di tutti. 
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