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Breve storia del basilico di Pra’: come è arrivato a Genova?

Sapevate che i crociati riempivano le navi di basilico per cacciare insetti e cattivi odori? Ecco come la piantina, fondamentale per la preparazione del pesto, è giunta fino a noi

Lo chiamano oro verde. E un motivo ci sarà. L’ingrediente principe dell’amato pesto alla genovese - candidato alla tutela come patrimonio immateriale dell’UNESCO – è il basilico di Pra’. Il pesto è una di quelle ricette che vengono preparate dappertutto, con gli stessi ingredienti, ma che cambia completamente se non ha tra gli elementi la famosa piantina dalle tenere foglie convesse proveniente dal ponente genovese. E com’è arrivato il Basilico con la B maiuscola in Liguria?

Alcuni autori ritengono che i semi del basilico giunsero in Liguria e forse proprio a Pra’, tra la seconda metà dell’XI secolo e la prima del XII in seguito al ritorno del condottiero Guglielmo Embriaco dalla prima Crociata in Terra Santa. Difficilmente però il condottiero sbarcò a Pra’, forse preferiva il porto più sicuro di Genova.

Come racconta Luciano Venzano nel libro Il Basilico (Erga), dato che i crociati riempivano le navi di basilico per cacciare insetti e cattivi odori, sembra ovvio che qualche seme o qualche pianticella ancora in vita venisse utilizzata anche a terra. Una possibilità di diffusione locale la possiamo avere nelle vicinanze della chiesa Assunta di Pra’ perché, all’epoca delle crociate, esisteva un ospizio atto ad accogliere i pellegrini che si recavano o tornavano dalla Terra Santa e che quindi avevano la possibilità di portare al ritorno le piante e i semi del basilico. Con molta probabilità la pianta raggiunse Genova e fu inizialmente coltivata nel Monastero di San Pietro, costruito nel 1134. Come gli altri monasteri dell’epoca, doveva avere un Giardino dei Semplici, dove si coltivavano le erbe officinali con le quali le monache facevano i loro medicamenti curativi. 

Grazie alle su proprietà curative, distanti dall’impiego alimentare che oggi conosciamo, il basilico è stato introdotto nel Mediterraneo dai Romani. Il suo uso a scopo alimentare risale soltanto al XVIII secolo e in Liguria le sue origini sono strettamente legate alla storia dei suoi agricoltori. Considerata una pianta ornamentale da Greci e Arabi, veniva già migliaia di anni fa coltivata in vaso e non aveva spazio nei libri di cucina. 

Fu a partire dal XIX secolo che iniziò a svilupparsi una vera coltivazione nell'area agricola di Genova. Qui, in particolare in Val Bisagno e nella zona di Pra', si coltivarono le primizie fresche per approvvigionare il capoluogo. Grazie al clima ideale e alla sapienza dei coltivatorii, oltre all'aiuto delle prime serre, via via la coltivazione del basilico si espanse e specializzò sul territorio.

Le caratteristiche eccellenti del prodotto hanno portato poi ad una coltivazione specializzata per uso culinario, presto diffusa anche in altre aree con simili condizioni climatiche favorevoli. Nonostante oggi il basilico sia coltivato in diverse regioni d'Italia, tutto è partito dal genovesato, dove ancora oggi è famosa la denominazione locale “basilico di Pra’”, oggi superata da quella corretta di Basilico Genovese DOP

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