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VIDEO | I segreti del relitto dell'Andrea Doria svelati dall'ultima spedizione

A decenni dal suo affondamento, avvenuto nel 1956, un nuovo squarcio di luce risale dal buio dei fondali oceanici in cui era sprofondato l'Andrea Doria, il transatlantico costruito nei cantieri Ansaldo di Sestri Ponente ed entrato in servizio 70 anni fa. Dall'ultima spedizione sono emersi nuovi reperti ora in fase di restauro, esclusive immagini della prua della nave Stockholm (la nave che urtò l'Andrea Doria), un piatto commemorativo posato sul relitto, nuovi elementi per sviluppare applicazioni tecnologiche di supporto alle spedizioni sportive avanzate. Con in programma, nel 2024, una nuova missione per documentare gli interni della turbonave.

Sono i risultati della spedizione subacquea internazionale “Un Lembo di Patria”, il progetto coordinato da Phy Diving Equipment – con il patrocinio di Comune di Genova e Fondazione Ansaldo – che lo scorso luglio ha documentato, con l'ausilio di telecamere subacquee, lo stato di conservazione del relitto del mitico transatlantico genovese. A immergersi, un team di subacquei composto da tre americani e tre italiani tra cui l'organizzatore della spedizione, Andrea Murdock Alpini.

La spedizione sul relitto dell'Andrea Doria

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 La spedizione è stata organizzata non a caso nel 2023, anno in cui ricorrono il 55esimo anniversario della spedizione di Bruno Vailati (primo documentarista a girare un film sull’Andrea Doria premiato con il David Speciale di Donatello) e della pubblicazione del libro “Andrea Doria 74” di Stefano Carletti, e il 70esimo anniversario dell’entrata in servizio della nave.

"L’Andrea Doria è un pezzo di storia di Genova, dell’Italia e del mondo intero, per questo siamo stati orgogliosi di avere concesso il patrocinio a questa spedizione che ha sfidato le gelide acque dell’Oceano Atlantico per raccontarci uno spaccato inedito di un transatlantico che è ancora oggi vanto e orgoglio della cantieristica navale genovese – dichiara l’assessore comunale allo sport Alessandra Bianchi –. Nonostante siano trascorsi 70 anni dal suo affondamento, l’Andrea Doria resta un mito e poterne studiare, da vicino, gli esterni e gli interni, come è stato fatto a luglio e come sarà fatto nel 2024 dal team di subacquei coordinato da Andrea Murdock Alpini, è un modo per dare stoffa a un filo che non si è mai interrotto e che testimonia l'epoca dei transatlantici genovesi".

La spedizione negli Usa, sui fondali dell'Atlantico

Non è stato facile raggiungere il relitto dell'Andrea Doria, adagiato a una profondità di 74 metri sui fondali dell'oceano Atlantico, al largo dell'isola di Nantucket, 48 miglia a sud di Cape Cod, nel Massachusetts (Usa). Ciò che resta del transatlantico è stato filmato integralmente da poppa a prua con telecamere di ultima generazione: un lavoro prezioso per conoscere il passato della turbonave e aiutarne a immaginare il futuro.

Oltre ai filmati, la spedizione italo-americana ha riportato a galla alcuni reperti, ora in fase di restauro negli Usa, che saranno donati alla fondazione Ansaldo e al Galata Museo del Mare di Genova. Tra questi vi sono due lampade facenti parti del sistema di illuminazione di bordo, faticosamente tenuto acceso dagli Ufficiali di Macchina e del personale di sottocoperta nelle ultime ore di vita della nave prima del suo inabissamento. Proprio la luce è stata l’elemento cardine del salvataggio di quella notte sui Banchi di Nantucket.

"Riportare questi simboli in Italia ha per la nostra spedizione il significato di continuare a far brillare per sempre la luce dell’Andrea Doria – racconta Andrea Murdock Alpini – perché il suo nome resti leggenda".

Per la prima volta le immagini della prua della Stockholm

Il destino dell’ammiraglia genovese è legato a doppio filo alla Stockholm, la nave battente bandiera svedese che, come spiega una nota del Comune, si schiantò sulla fiancata destra dell'Andrea Doria nella notte di nebbia tra il 25 e 26 luglio 1956, provocando un disastro navale senza precedenti con la morte di 51 persone tra passeggeri e marinai della Stockholm.

Per la prima volta le telecamere italiane hanno immortalato la prua della nave svedese che si “piantò” nello scafo dell’Andrea Doria affondando insieme al transatlantico di fabbricazione genovese, regalando all’Italia e a tutto il mondo filmati inediti e spettacolari.

I resti della prua della nave svedese erano stati rinvenutinel 2020 durante una campagna di ricerca condotta dalla D/V Tenacious, la navetta oceanografica americana capitanata da Joe Mazraani e impiegata come nave-appoggio con funzioni logistiche durante la missione esplorativa denominata “Un Lembo di Patria”, dal titolo dell’articolo di giornale di Dino Buzzati sul Corriere della Sera del 27 luglio 1956.

Quasi 67 anni dopo, il 26 luglio 2023, all’ora esatta dell’affondamento, le 10.15, la missione internazionale condotta da Andrea Murdock Alpini si è immersa sul relitto per posare sull’Andrea Doria il piatto commemorativo realizzato per l’occasione, dipinto dall’artista varesina Emanuela Rossato come altri 11 piatti. Uno di questi era stato donato all'assessore allo sport del Comune di Genova, Alessandra Bianchi, in occasione della presentazione ufficiale della missione, lo scorso 28 giugno, durante il Grand Finale di The Ocean Race.

Inoltre, al termine dell’esplorazione subacquea, come omaggio alle vittime della tragedia, sono stati lanciati alcuni fiori in mare.

I risvolti scientifici della spedizione

Non solo la volontà di dare nuova linfa agli studi storici sull’Andrea Doria. Infatti la missione esplorativa ha avuto anche un importantissimo risvolto scientifico grazie al prezioso lavoro condotto da Phy Diving Equipment in collaborazione con l’Hyperbaric School Padua, il master in Medicina Subacquea e Iperbarica diretto dal professor Gerardo Bosco dell’Università di Padova.

La ricerca, che coinvolge anche il laboratorio del Cnr Niguarda coordinato dalla dottoressa Simona Mrakic Sposta, è stata basata sia sullo studio degli aspetti fisiologici legati alle lunghe decompressioni a cui si sono sottoposti i subacquei, sia rispetto agli indicatori biologici inerenti lo stress e l’insonnia.

Gli studi condotti sui parametri biologici dei sub immersi nelle gelide acque atlantiche, potranno servire allo sviluppo di nuove teorie di ricerca in ambito medico e a nuove applicazioni capaci di supportare, dal punto di vista tecnologico, le spedizioni sportive avanzate.

Il ruolo della Fondazione Ansaldo e gli anniversari legati all’Andrea Doria

Molto importante, nel progetto, anche il ruolo degli archivi conservati da Fondazione Ansaldo con i quali Murdock Alpini ha lavorato per diversi anni alla ricerca di nuovi spunti tematici per raccontare l’Andrea Doria sotto una nuova veste.

"Sull’Andrea Doria si è già detto e scritto molto ma nonostante questo sono ancora tanti gli interrogativi e i punti da chiarire sulla sua tragica fine – sottolinea la responsabile degli Archivi storici di Fondazione Ansaldo Claudia Cerioli – senza contare che il ricordo dell’Andrea Doria è ancora fortemente radicato nella memoria dei genovesi e non solo. Per questo motivo Fondazione Ansaldo, che conserva molti materiali sull’elegante transatlantico, oltre ad ampliare la sezione Collezioni e Archivi diffusi grazie ai nuovi e importanti contributi di Murdock Alpini, ha recentemente digitalizzato e pubblicato online sulla propria piattaforma Archimondi dedicata agli archivi digitalizzati della Fondazione nuovi e fondamentali documenti relativi al suo affondamento come la memoria 'riservatissima' di Luigi Pazzaglia, primo ufficiale di macchina, e il piano di sistemazione passeggeri con in evidenza gli alloggi e i nominativi delle 45 persone che persero la vita a causa dell’impatto. Ai 45 nominativi presenti nel documento si aggiunse purtroppo anche una bambina milanese di 4 anni, che fu l'unica vittima non dovuta all'impatto iniziale. Suo padre, terrorizzato, per cercare di salvarla, la gettò dal parapetto della nave in una scialuppa di salvataggio. La piccola batté la testa, morendo più tardi in ospedale".

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