rotate-mobile

Il direttore sanitario di Villa Caterina: "La rems è un atto di civiltà. Delfino? Solo risalto mediatico"

Ha quasi perso la voce lo psichiatra Paolo Rossi. Da dodici ore deve spiegare cosa sia successo nella struttura che dirige, la Rems Villa Caterina a Pra', e come un detenuto possa essersi allontanato eludendo i controlli.

A fare pressing sul dottore sono i residenti della zona che vivono la stretta convivenza con la struttura come un abuso, ma soprattutto il clamore che ruota attorno all'imminente arrivo del suo prossimo ospite: Luca Delfino, passato alla storia recente come "il killer delle fidanzate". L'uomo sarà trasferito dal carcere alla Rems di Pra' a fine mese. Incalzato dalle domande il dottor Rossi fa una premessa: "Le rems sono atti di civiltà, quando la società fa un passo avanti del genere se ne deve assumere anche le conseguenze". Gli allontanamenti ad esempio: "L'anno scorso abbiamo avuto un po' di aumento della frequenza, il che ci ha portato a modificare l'assetto della struttura adottando una serie di presidi per aumentare la sicurezza interna ed esterna, quindi abbiamo alzato le reti, chiuso e il risultato è che quest'anno abbiamo avuto un solo allontanamento, quello di ieri (mercoledì, ndr) sera. Un allontanamento di un ospite non in uno stato di scompenso psicopatologico; il paziente si è repentinamente allontanato, noi abbiamo immediatamente attivato tutto l'iter del caso: i contatti con le forze dell'ordine, il paziente è stato seguito finché si è dileguato all'interno di un autobus, lo abbiamo rintracciato nei vari spostamenti, questo è l'iter che facciamo in collaborazione con le forze dell'ordine”. 

Allontanamenti che per i vicini di casa (una decina di famiglie con figli minori, soprattutto bambini) suonano come evasioni di detenuti pericolosi. La paura per le mamme e i papà è che gli ospiti della Rems una volta in libertà possano commettere altri delitti: “Tutti gli allontanamenti fatti dall'inizio qui alla Rems non hanno comportato alcun tipo di reato, il paziente che si allontana o torna dopo qualche ora o finisce in Spdc (Servizio psichiatrico di diagnosi e cura) spontaneamente o si rivolge direttamente alle forze dell'ordine, ma nessuno ha mai compiuto un reato. Quest'anno in sette mesi, ripeto, c'è stato un solo episodio in tal senso. Ovviamente non siamo un carcere, ma una struttura sanitaria, si scappa anche dalle carceri, a maggior ragione in una struttura sanitaria, anche se noi abbiamo messo in opera una seria di procedure e provvedimenti per ridurre al minimo il rischio e continueremo a farlo, perché continuiamo a maturare esperienza e affilare le armi per evitare questo tipo di problemi, ma la nostra priorità è sempre terapeutica, noi siamo dei medici”.

Per lo psichiatra è necessario fare un passo indietro e spiegare come nascono le Rems e perché non si può più tornare indietro: “Prima delle Rems c'erano strutture che si chiamavano ospedali psichiatrici giudiziari che avevano la caratteristica di essere in numero molto limitato in Italia, si trovavano a Reggio Emilia, Montelupo Fiorentino, Castiglione delle Stiviere, Aversa, Napoli e Barcellona Pozzo di Gotto. Non avevano limite di posti letto, per cui molto spesso un paziente psichiatrico che commetteva reati, anche di piccolo calibro, che però diventava un peso per famiglia, società e servizi, finisse in queste strutture e lì venisse dimenticato. Personalmente ho assistito a situazioni di pazienti che erano lì da anni e anni perché alla fine il reato era quello di averli trovati in possesso di tre grammi di hashish. Secondo me l'istituzione delle Rems è stato un atto di civiltà perché quella cosa lì la nostra società più evoluta non poteva tollerarla e si fa responsabile di una nuova cosa. Chiaramente come tutto quello che concerne un passaggio a una maggiore responsabilità, come avviene nell'uomo nel passaggio all'età adulta, comporta anche delle difficoltà in più che bisogna tollerare e accettare, quindi questi pazienti non possiamo più dimenticarceli, ma dobbiamo cominciare a curarli. Le rems quindi nascono con questo tipo di scopo, uno scopo ben definito, l'identità della Rems è quello di raccogliere gli ospiti, costruire una loro storia, una loro narrativa, perché molto spesso i pazienti che arrivano qui internati non hanno storie, spesso arrivano da fuori, nessuno li conosce. Noi cerchiamo di costruire una storia, facciamo una diagnosi, impostiamo una terapia farmacologica e tutta una serie di provvedimenti terapeutici che possiamo adottare qui, facciamo i collegamenti con le varie agenzie coinvolte, quindi i servizi di salute mentale, i Sert, gli assistenti sociali, Uepe, i magistrati e gli avvocati, e poi proponiamo, in accordo con i servizi territoriali, dei percorsi di cura che possono essere fatti fuori da qui; questo è lo scopo delle Rems rispetto agli ospedali psichiatrici giudiziari dove invece tutto questo non poteva andare avanti e si formavano gli ergastoli bianchi”.

Tra Luca Delfino e il dottor Rossi c'è già stato un incontro conoscitivo. Lo psichiatra definisce l'ex killer come un uomo abituato a vivere in carcere dove ha trascorsi gli ultimi 17 anni e desideroso solo di incontrare l'anziano padre: “Posso dire che dal mio osservatorio psichiatrico, non ho trovato alcuna differenza con gli altri pazienti che abitualmente andiamo a vedere prima del loro ingresso in struttura. Noi cerchiamo, laddove è possibile, e non sempre lo è ma quasi sempre sì, di conoscere le persone per introdurle alla struttura, alle regole, eccetera. Per cui se un paziente è in ospedale o è in carcere o anche a casa, tramite un servizio di salute mentale, cerchiamo di andare a trovare. Non mi ha fatto nessuna impressione particolare rispetto agli altri che vedo abitualmente: una persona che non ha avanzato nessun tipo di richieste, che ha detto di essere consapevole di quello che è successo e di essere disposta a essere aiutata con l'obiettivo di cambiare completamente vita. È la cosa che ci dicono tutti gli ospiti, soprattutto quelli che andiamo a trovare in carcere”.

Si parla di

Video popolari

Il direttore sanitario di Villa Caterina: "La rems è un atto di civiltà. Delfino? Solo risalto mediatico"

GenovaToday è in caricamento