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Costume e società

Cubàita o ubrin: un dolce ligure di origine orientale

Un croccante che nella versione ligure è racchiuso tra due cialde

Nocciole, oppure anche noci, mandorle, scorze di arancia e miele: sono questi gli ingredienti base del goloso ripieno della cubàita (o ubrin), dolce tipico dell'estremo ponente ligure.

Questa prelibatezza è costituita - come ricorda il sito istituzionale AgriLiguriaNet - da due cialde al cui interno si pone un ripieno croccante, variabile da zona a zona, e si preparava in genere per le festività: è probabile che a Ventimiglia ci sia un ripieno, a Castel Vittorio un altro, a Camporosso un altro ancora e così via. Ciò che però rende particolare questo dolce (che altro non è che un croccante racchiuso tra due cialde) è la lavorazione che prevede l'utilizzo di attrezzi che localmente chiamano pinze: sono utensili dal manico molto lungo con alla sommità due dischetti piatti, ormai rari in commercio. Sui dischetti un tempo erano incise le iniziali della famiglia in modo da imprimerle sulle facce delle cialde, come avveniva, nel levante genovese, per i corzetti.

Ma la cosa davvero curiosa è che questo dolce - ormai parte della tradizione ligure da secoli - molto probabilmente ha origini orientali, un vero e proprio esempio di contaminazione culturale che ci fa riflettere sul fatto che molte delle usanze di ogni zona sono in realtà frutto di scambi e influenze in antichità. È infatti diffuso, in una versione molto simile, nel mondo arabo e nelle zone di influenza araba come la Sicilia dove anche il nome è praticamente identico: qubbayta in arabo, cubbaita in siciliano, cubaita in ligure.

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