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Economia

Emergenza cinghiali, Coldiretti: "Abbattimenti in ritardo"

L'associazione degli agricoltori: "Il Priu prevede l’abbattimento fino a 35.451 cinghiali per la stagione 2022/2023, ma finora le disposizioni non sono state rispettate, è un disastro economico, sociale e in termini di sicurezza"

Torna a parlare di emergenza cinghiali Coldiretti e lo fa analizzando il Priu (Piano regionale di interventi urgenti) e le ultime norme varate dal governo sottolineando come la situazione, secondo l'associazione degli agricoltori, non sia migliorata e siano invece necessari più abbattimenti. Dall'altra parte, invece, ci sono gli animalisti che contestano le scelte del governo e scenderanno in piazza, anche a Genova, per dire 'no alla caccia', sabato 14 gennaio.

Caccia consentita anche in città e nelle aree protette

"Il Priu prevede l’abbattimento fino a 35.451 cinghiali - si legge in una nota - vale a dire il 180% di quanto fatto nel 2021. In supporto a ciò, il 21 dicembre 2022 durante la commissione Bilancio della Camera è stato approvato a sorpresa un emendamento proposto dalla maggioranza alla manovra che prevede la possibilità di abbattere i cinghiali anche in città, nei parchi e nelle aree protette in cui vige il divieto di caccia, per consentire gli abbattimenti di fauna selvatica per motivi di sicurezza e sicurezza stradale. Da quanto si apprende - prosegue l'associazione degli agricoltori - gli esemplari abbattuti continueranno a essere sottoposti ad analisi igienico-sanitarie e, se ritenuti sicuri, saranno destinati al consumo alimentare. La norma in questione è volta a consentire l’applicazione di misure di contenimento anche al di fuori dei normali ambiti di caccia, nei giorni di stop venatorio e nei periodo di divieto. Proprio per questo, le operazioni devono essere coordinate dai carabinieri forestali, che possono avvalersi di cacciatori riconosciuti, guardie venatorie e agenti di polizia locale.  Nonostante ciò, ad oggi la situazione non sembra migliorata: tutt’altro".

"Continuiamo a versare in una situazione di grave ritardo - spiegano preoccupati Gianluca Boeri e Bruno Rivarossa, presidente di Coldiretti Liguria e delegato confederale - con misure non congrue e un numero di abbattimenti assolutamente inadeguato rispetto all’entità del problema. Tutti questi fattori hanno contribuito a peggiorare la situazione, rendendo ancor più pesante l’emergenza in cui tuttora versano i nostri territori. È un disastro economico, sociale e in termini di sicurezza, sia per l’agricoltura che per il turismo e tutti gli altri settori che si trovano coinvolti".

"È evidente che le istituzioni devono trovare una soluzione concreta per portare a termine tali operazioni, fondamentali per la sicurezza di cittadini, agricoltori e allevatori della Liguria. Le strategie finora messe in atto si sono rivelate poco o per nulla efficaci, rendendo la vita difficile ai cittadini, agli agricoltori e agli operatori del settore zootecnico, già vessati dalla crisi e dagli esiti del cambiamento climatico in atto. La Regione, inoltre, è stata già sollecitata lo scorso settembre anche dal ministero della salute - concludono Boeri e Rivarossa - ad attuare quanto prima le misure previste dal piano integrato di eradicazione della peste suina africana, ma ancora nulla è stato fatto. Il territorio e la popolazione devono essere tutelati e la regione messa in sicurezza, senza se e senza ma".

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