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Traffico, caldo, età: ecco perché a Genova esplodono i tubi

Dopo settimane in cui le strade della città si sono trasformati in fiumi e piscine, Iren ha presentato un'analisi dettagliata delle cause dei guasti. Che dipendono anche da tubature datate e sbalzi di pressione

Tubature in ghisa ormai datate, aumento del traffico, sbalzi di temperatura, bruschi aumenti di pressione: sono queste, in estrema sintesi, le principali cause della raffica di guasti alla rete idrica genovese, che nelle scorse settimane hanno trasformato le strade della città in fiumi e piscine dando vita a veri e propri “geyser” in mezzo all’asfalto e in certi casi costringendo migliaia di persone a rimanere senz’acqua.

A spiegare nel dettaglio le cause dei guasti - e i provvedimenti che si ha intenzione di adottare per prevenirne altri - è stato in mattinata Giovanni Gnocchi, responsabile del servizio idrico integrato del gruppo Iren, che nelle ultime settimane ha lavorato a stretto contatto con i tecnici per presentare un’analisi dettagliata di quanto successo, così come richiesto, all’indomani dal doppio “scoppio” in piazza Acquaverde e in salita degli Angeli, dall’assessore al Ciclo delle Acque, Italo Porcile, e dal sindaco Marco Doria.

I risultati dello studio parlano chiaro: dei 1.203 km totali di tubi che scorrono sotto la città, 400 sono in ghisa grigia, materiale ormai datato, e dunque maggiormente a rischio rottura, per cause che vanno dall’aumento della pressione (come successo a Borzoli, dove sono saltati ben 4 tubi in concomitanza con i lavori temporanei sul rio Fegino, o in salita Angeli dopo la chiusura del tubo in piazza Acquaverde), agli sbalzi di temperatura (molti guasti vengono segnalati in caso di temperature molto alte o molto basse), all’incremento delle vibrazioni dovute al passaggio di mezzi pesanti, come a successo in via Semini, a San Quirico.

Alle emergenze, Iren ha risposto mettendo in campo squadre composte da un minimo di 9 a un massimo di 12 tecnici, che hanno concluso l’intervento con un tempo medio di 38 minuti ripristinando l’acqua in una media di 17 ore. Ma «la rete idrica genovese è in sicurezza», ha assicurato Gnocchi, sottolineando che Genova ha una percentuale di guasti pari al 16% contro il 31,9% della media nazionale, e che le perdite sono in costante diminuzione. Fatalità, dunque, che tanti guasti si siano verificati nell’arco di pochi giorni, soprattutto perché Iren «ha investito molto sulla rete idrica oltre 33 milioni dal 2010 al 2015», suddivisi in interventi di natura ordinaria (circa 15 milioni di euro) e straordinaria (18 milioni), e sostituendo 4 km di tubi, intervenendo in maniera capillare su una rete «davvero complessa e delicata», soprattutto nel centro storico, zona che a oggi è, paradossalmente, quella più “nuova” dal punto di vista delle tubature.

Archiviata l’emergenza - per il momento - Iren pensa dunque al futuro e fa promesse: da qui al 2017 l’obiettivo è quello di sostituire altri 10 km di tubature in ghisa con altre fatte di materiali più moderni e resistenti, controllare capillarmente la rete, anche dall’alto attraverso satellite, per individuare eventuali perdite d’acqua, e coinvolgere l’università di Genova e la facoltà di Ingegneria civile per effettuare analisi di laboratorio in grado di fornire un’idea più precisa sullo stato dei tubi e mettersi in condizioni di prevenire guasti.

FOTO | Tubi rotti e perdite d'acqua, la "mappa" dei guasti alla rete cittadina

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