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Il robot dell'Iit ospite del nuovo programma di Alberto Angela: come rivedere la puntata

Viaggio del programma di Rai Uno all'Iit di Genova dove è stato prodotto il robot ergoCub, prototipo di avatar robotico umanoide più avanzato al mondo

Dobbiamo avere paura dei robot, realizzati con tecnologie sempre più all'avanguardia? È la domanda che si è posto Alberto Angela nella terza puntata di "Noos", su Rai Uno, che ha raccolto il testimone di "Superquark", storico programma condotto dal padre Piero, morto lo scorso agosto. In studio, un ospite molto speciale: il robot ergoCub, prototipo di avatar robotico umanoide più avanzato al mondo dell'Iit di Genova, di cui sono stati mostrati anche i laboratori.

Rivedi qui la puntata di "Noos" con il robot dell'Iit di Genova

Nella serata di ieri, giovedì 13 luglio, si è parlato di intelligenza artificiale e dei timori e della diffidenza della società nei confronti delle nuove frontiere della tecnologia.

L'obiettivo: evitare lavori pericolosi

"Si possono immaginare tecnologie che ci aiutino - spiega Alberto Angela - a evitare lavori pesanti, noiosi o pericolosi: allora la cosa ci preoccupa molto di meno". Il conduttore chiede poi un po' d'acqua e a portargliela, in studio, direttamente il robot ergoCub. Angela gli chiede il nome, l'età, e il robot gli risponde spiegando anche il suo stesso funzionamento e muovendosi per dimostrare l'efficacia dei suoi circa 50 motori che si coordinano.

"Una delle cose più difficili per un robot - continua Angela, rivolgendosi ad ergoCub mentre lui lo guarda e inclina la testa, come farebbe un essere umano in ascolto - è stringere una mano, regolando la presa in modo molto sensibile. Ce la fai?". L'esperimento riesce senza problemi.

Insomma, un assaggio di quanto la tecnologia robotica si stia sviluppando, anche e soprattutto in Italia: il programma Rai mostra poi i laboratori dell'Iit di Genova che lavorano in collaborazione con Inail con l'obiettivo di fabbricare robot in grado di svolgere mansioni pericolose proprio come se fossero esseri umani. Insomma, sorta di "avatar robotici" in grado di replicare in tempo reale i movimenti di una persona, come se fosse al posto suo, per ridurre i rischi sui posti di lavoro. Si pensi anche alle malattie professionali più comuni: quasi tre quarti del totale riguardano muscoli e ossa, solitamente nella schiena.

Come funziona ergoCub

L'Istituto Italiano di Tecnologia, proprio nell'ambito di quest progetto, ha appunto costruito da poco ergoCub, il prototipo di avatar robotico umanoide più avanzato al mondo: si indossano una tuta piena di sensori che rilevano i movimenti e poi guanti, scarpe speciali e visore con microfoni per sentire i rumori nell'ambiente in cui si muove il robot. Così i propri gesti, spiega il programma Rai, vengono trasferiti a lui (tramite diversi tipi di collegamenti a distanza tra cui il 5g), che li replicherà fedelmente e potrà svolgere lavori usuranti al posto degli esseri umani.

ErgoCub, dotato di centinaia di sensori - di cui una novantina solo sulle mani - è in grado di replicare quasi ogni movimento umano grazie a un sofisticato algoritmo di intelligenza artificiale.

Il percorso è ancora lungo e richiederà parecchi anni, ma si stima che alla fine del processo i robot potranno diventare validi compagni di lavoro a tutti gli effetti.

Tecnologia alleata o nemica?

In sostanza, la domanda rimane: c'è da temere che questo tipo di tecnologia possa un giorno sostituire l'uomo? L'argomento era già stato affrontato dal padre di Alberto Angela, Piero, che ne ha parlato anche nel suo ultimo libro uscito postumo, "Dieci cose che ho imparato" (Mondadori), oggetto anche della prima prova della maturità di quest'anno. In sostanza, per Piero Angela, non c'è ragione di temere la tecnologia, ma bisogna controllare come viene utilizzata: per questo, secondo il celebre divulgatore, c'è urgente bisogno di una filosofia della tecnologia che studi tutte le contraddizioni della nostra crescita, sempre più veloce che ci aiuti a trovare delle regole e la "sapienza" di farle osservare. Anche perché lo sviluppo della tecnologia procede molto più rapidamente della capacità culturale di adattamento, e questo crea un crescente fuori sincrono.

In questo contesto, comunque, il progresso delle tecnologie non si può fermare, né si può pensare di competere con esse: "Come molti economisti dicono - scriveva Angela - la corsa non può essere contro la macchina, ma insieme alla macchina. Per fare questo, però, occorre un livello educativo adeguato".

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