Streghe di Liguria, la tragica storia delle donne processate a Genova e Triora
Quasi inosservata e senza tanti echi passò a Genova la condanna all'esecuzione di 500 e più di queste “maghe incantatrici”: luogo del supplizio piazza Banchi
Tra il 1587 e il 1589 in Liguria furono portati avanti tragici processi per stregoneria, che incolparono e condannarono decine di donne. I casi più eclatanti si ebbero a Triora, piccolo borgo dell’imperiese, dove 13 streghe, o presunte tali, nel 1587 vennero processate, imprigionate nella Ca’ de baggiure (la “Casa delle streghe”) e condannate a morte per poi, ironia della sorte, essere scagionate a morte avvenuta. Le vittime erano spesso curatrici o esperte di medicina popolare accusate di compiere riti satanici e sabba demoniaci nella zona della Cabotina.
Ma se fece scalpore l’esecuzione di queste 13 vittime innocenti, quasi inosservata e senza tanti echi passò a Genova la condanna alla stessa pena di 500 e più di queste “maghe incantatrici”: luogo del supplizio piazza Banchi. Le loro colpe? Quelle di causare fenomeni riprovevoli come far morire il bestiame, inaridire i frutti dei campi e giacere con il demonio, fare giuramenti nel nome di Belzebù e procurare la perlengheuja, ossia il malocchio. Tutti fatti raccontati nel libro I recanti della memoria (Erga edizioni) di Nino Durante.
Destò scalpore la vicenda di una certa Caterina da Rapallo, accusata di aver causato la morte o la mutilazione di diversi bambini. Condotta in catene nelle carceri del Castello, fu avviata l’istruttoria con le relative testimonianze delle parti in causa. Gli atti furono poi inviati a Genova dove il Senato comunicò che il caso riguardava lo statuto criminale concernente il veneficio, ossia l'omicidio commesso con sostanze velenose.