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Cronaca

Carcere di Marassi, proteste e tentato suicidio: detenuto salvato in extremis

Situazione complicata all'interno del penitenziario, Fabio Pagani (Uil Pa): "A condurre la protesta è  sempre il reparto alta sicurezza, dove sono ristretti detenuti per associazione mafiosa"

Prosegue da sei giorni la protesta dei detenuti nel carcere di Marassi. Contestano l'aumento dei prezzi dei generi alimentari (il 'sopravvitto', beni che vengono acquistati attraverso la spesa interna) e la mancata consegna della spesa da parte della ditta appaltatrice. Una situazione che, al momento, non sembra essere stata risolta.

Fabio Pagani, segretario della Uil Pa Penitenziari, spiega: "La protesta è ripresa alle 23:30 di sabato 26 agosto ed è durata circa un’ora. È sempre il reparto alta sicurezza, dove sono ristretti detenuti per associazione mafiosa, a condurre la protesta. Nel frattempo - afferma il sindacalista - un detenuto italiano ristretto al centro clinico, durante la protesta dei detenuti, ha tentato il suicidio tramite impiccagione. Gli uomini della polizia penitenziaria sono intervenuti tempestivamente salvandogli la vita, dopo la rianimazione in cella è stato portato al pronto soccorso". 

Fabio Pagani poi prosegue: "La protesta continua e i nostri agenti continuano a salvare vite umane, in piena emergenza. I riflettori, l’attenzione e la preoccupazione restano puntati sul carcere Marassi, ma se i problemi sono risolti - come afferma l'amministrazione penitenziaria - perché i detenuti continuano per il sesto giorno consecutivo? Noi vogliamo ribadirlo con chiarezza. Condividiamo moltissimi dei propositi ripetutamente manifestati dal sottosegretario al ministero della giustizia, con specifica delega al Dap, Andrea Delmastro Delle Vedove, ma abbiamo la netta sensazione che quegli intendimenti non siano adeguatamente supportati dal Guardasigilli, dal Governo, e forse neppure dal capo del Dap, Giovanni Russo. Serve un decreto carceri che, prendendo atto dell’emergenza in essere e con procedure d’urgenza, consenta cospicue assunzioni straordinarie e il potenziamento degli equipaggiamenti. Ma occorrono anche il varo di protocolli d’intervento operativo, la revisione del modello custodiale, una nuova regolamentazione per la gestione dei reclusi malati di mente, misure deflattive della densità detentiva e riforme complessive. Il resto è utile alla politica solo per prendere tempo, ma in carcere, paradossalmente, di tempo non ce n’è più".

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