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Lo sceneggiatore genovese Sergio Badino scrive la storia del soldato de "La guerra di Piero" di De André

A immaginare la storia del protagonista della celebre canzone "La guerra di Piero" è lo scrittore e sceneggiatore genovese Sergio Badino. Il libro, edito da Piemme, uscirà tra pochi giorni in libreria: "Una storia dolorosamente molto attuale"

Un ragazzo come lui, in fondo alla valle, con lo stesso identico umore, addosso la stanchezza e l'orrore della guerra, ma la divisa di un altro colore: la storia de "La guerra di Piero", una delle più celebri canzoni di Fabrizio De André, oltre a essere ancora un simbolo contro la guerra straordinariamente attuale, è universalmente conosciuta soprattutto a Genova, città natale del cantautore. Ma chi era Piero? Chi era "Ninetta mia" a cui si rivolge mentre muore? Qual era la sua vita, e com'è arrivato alla triste fine raccontata nel brano? 

A immaginare la storia di Piero, un ragazzo come tanti dall'animo gentile che si ritrova catapultato nell'orrore della guerra, è un altro genovese, lo scrittore e sceneggiatore Sergio Badino, con il libro "Mille papaveri rossi" edito da Piemme (gruppo Mondadori), con illustrazione di copertina di Grazia La Padula, e in uscita tra pochi giorni in tutte le librerie italiane. Giovedì 16 novembre alle 18 la presentazione alla Feltrinelli di Genova.

Badino scrive per "Topolino" e collabora con Sergio Bonelli Editore. Nel suo curriculum anche la fondazione di una scuola di scrittura, un manuale per diventare sceneggiatori, diversi romanzi per adulti e ragazzi, e una grande passione per Fabrizio De André: "Ho già lavorato per il gruppo Mondadori - spiega Badino a GenovaToday - e quando la casa editrice ha contattato la mia agenzia letteraria per parlare di questo progetto, legato all'anniversario della canzone, lo ha proposto a me. Per me De André è molto importante, essendo genovese conosco il suo linguaggio fin dall'infanzia, dunque ho accettato con entusiasmo. Un grande onore ma anche un'enorme responsabilità immaginare la storia di Piero, mi sono buttato sul lavoro con passione".

Un ragazzo catapultato nell'orrore della guerra: "Una storia attuale"

Ma chi è il Piero della canzone e, di conseguenza, del libro? Nella canzone non si accenna a una guerra particolare (anche se De André per scriverla si basò sui racconti dello zio, reduce della seconda guerra mondiale) mentre nel romanzo il riferimento temporale è chiaro: Piero cresce insieme agli amici Nina e Luigi all'ombra del fascismo, fino all'entrata in guerra a fianco della Germania nazista. Piero, dopo aver aiutato Nina - di cui si innamora - a fuggire, viene mandato al fronte, ed è in un campo di papaveri che incontra il soldato "con la divisa di un altro colore": "Sappiamo come finisce la storia perché conosciamo la canzone - dice Badino - ma come si arriva a quel punto? Per caratterizzare Piero mi è venuto spontaneo pensare ai personaggi che De André tratteggia nelle sue canzoni: semplici, umili, generosi e dal cuore grande".

E la guerra è uno dei temi che, purtroppo, non passano mai di attualità: "Al momento della stesura del libro la Russia aveva da poco invaso l'Ucraina, e adesso si torna a parlare di conflitto tra Israele e Palestina. Penso e spero che questo libro possa essere utile soprattutto ai ragazzi per sviscerare questi temi e aiutarli a prendere consapevolezza degli orrori della guerra. Nel libro si affronta anche il tema della Shoah e ho legato la narrazione anche a un'altra canzone di De André, 'Ho visto Nina volare' per il nome della protagonista".

Lavorare con la scrittura: "Bisogna studiare, l'intelligenza artificiale non sostituirà la creatività"

Sceneggiatore, Badino è anche autore di un manuale che fornisce consigli a chi vuole intraprendere la sua professione. Ma cosa direbbe a un giovane che vuole lavorare con la scrittura? "Sono ottimista, le aspirazioni dei ragazzi non vanno tarpate. Ma bisogna essere onesti: occorre studiare e coltivare le proprie aspirazioni in modo professionale". 

Nonostante le insidie dell'intelligenza artificiale e i timori che possa rimpiazzare il lavoro dei creativi: "L'intelligenza artificiale non potrà mai sostituire la creatività - conclude - è uno strumento che prende dati che esistono già e li rielabora. Semmai la domanda che mi lascia più perplesso è: dove prende questi dati? Mi auguro che il tema della violazione dei diritti possa venire presto affrontato con una stretta maggiore su controlli e divieti, ma questa è un'altra storia e, più che l'intelligenza artificiale, c'entrano le leggi".

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