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Dickens, quel Capodanno a Genova e "Le Campane" ispirato al capoluogo ligure

La trama del romanzo breve "Le Campane" è ispirata ai campanili di Genova ed è ambientata a Capodanno: proprio il periodo che Dickens trascorse nel capoluogo ligure

Tra gli episodi legati ai mesi che il celebre scrittore inglese Charles Dickens trascorse a Genova, c'è anche un Capodanno che gli fu di ispirazione per il romanzo breve "Le Campane", meno conosciuto de "Il Canto di Natale" ma ugualmente evocativo. 

A svelarlo, il libro "Genova con gli occhi di Dickens" scritto da Marco Cazzulo e Matteo Frulio, edito da Sagep. Non tutti conoscono la storia legata a "Le Campane", per cui lo scrittore si ispirò proprio alle campane delle chiese genovesi che lo disturbavano. La differenza con "Il Canto di Natale" è che "Le Campane" non è un racconto di Natale bensì di fine anno, ed è sicuramente legato al Capodanno che Dickens trascorse a Genova e di cui parlò nel 1859, quindici anni dopo il suo viaggio in Italia. 

"Dickens a Genova soggiornava in villa Pallavicino delle Peschiere - spiega Frulio - e quando si affacciava da questo palazzo vedeva il blu del mare, la Lanterna sullo sfondo e, tra il suo giardino e il Mediterraneo, la distesa di tetti ammassati del centro storico. Durante i giorni di festa come Capodanno i campanili della città vecchia suonano tutti insieme. Alcune campane erano talmente stonate che, scrisse Dickens, sembravano infestate dagli spiriti. E questo gli fu di ispirazione per quello che viene considerato erroneamente il suo secondo racconto di Natale, ovvero 'Le Campane', che in realtà è legato a Capodanno".

La vicenda è infatti ambientata nella notte tra il 31 dicembre e il 1 gennaio: l'anziano e povero Trotty, per spendere meno e festeggiare due occasioni in una volta sola, fa sposare l'amata figlia a Capodanno. "A un certo punto il protagonista fa indigestione di trippe - spiega Frulio - che è un alimento tipicamente genovese, e come nel 'Canto di Natale' si ritrova catapultato in un mondo di spiriti". Trotty, nel suo sogno agitato, viene attirato dalle campane che suonano come impazzite, rendendosi conto che sono abitate da alcuni goblin che gli mostrano il futuro. Ma la visione è terribile e mostra la figlia che, nonostante il matrimonio, non trarrà alcun giovamento di condizione sociale e anzi, diventerà ancora più povera e costretta a lavorare anche in vecchiaia.

"Dopo la disperazione iniziale, però - conclude Frulio - il protagonista si rende conto che non bisogna arrendersi di fronte alle difficoltà della propria esistenza, i poveri non devono farsi convincere dai ricchi che non potranno mai farcela. Il messaggio di questo libro non è uguale a quello de 'Il Canto di Natale' che parla della conversione di una persona ricca, ma è un invito ai più svantaggiati che devono prendere coscienza e reagire di fronte alle angherie". Insomma, prendere la propria vita e lavorare per migliorarla.

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