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VIDEO | Coronavirus, la comunità cinese: «Ristoranti e negozi deserti, c'è chi cambia strada quando ci vede»

Decine di persone si sono presentate in largo Pertini venerdì pomeriggio per manifestare solidarietà alla comunità cinese, che ha organizzato un presidio per combattere timori, pregiudizi e razzismo legati all’epidemia di coronavirus in Cina.

A Genova, la comunità cinese è composta da circa 2.500 persone, 3.500 i cittadini cinesi in tutta la Liguria. Nel capoluogo la maggior parte delle attività sino ristoranti e bazar (un’ottantina e un centinaio rispettivamente), cui si aggiungono un’altra ottantina di parrucchieri e salone di bellezza: pesantissime le ripercussioni sull’economia a causa della psicosi legata al virus, come confermato anche da Giorgio Wong, portavoce della comunità cinese ligure, e da alcuni ristoratori.

«Il problema non è limitato all’economia, è diventato anche sociale - ha detto Wong - C’è gente che cambia strada quando vede una persona con i tratti orientali, che ti guarda male al supermercato e cambia corsia, che evita di incrociare anche solo lo sguardo. Episodi spiacevoli, che non hanno tra l’altro alcun motivo di esistere: noi viviamo in Italia, i nostri prodotti sono di origini italiane e sono tutti tacciabili, e non c’è alcun pericolo di contagio».

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